George Orwell è vivo!

Orwell è quel tipico autore che tutti credono di conoscere ma quasi nessuno ha letto davvero. Io per primo, ogni volta che leggevo “Orwell” da qualche parte non leggevo nemmeno pensando “vabbè, queste cose si sanno già”. Ma vincendo infine la mia pigrizia sono riuscito a leggero, studiarlo, occuparmene approfonditamente.
Nel 1948 Eric Arthur Blair (in arte George Orwell) scrisse un libro che aveva per titolo lo stesso anno ma con le ultime due cifre invertite: era 1984“. Quel libro scosse il mondo come neppure il precedente “La fattoria degli animali” aveva fatto. Eppure nei due libri ci sono più o meno le stesse cose. Le differenze? Nella Fattoria le cose sono molto semplificate e ci si ferma relativamente in superficie, o – almeno – la Fattoria non aggredisce il lettore tanto violentemente da imporgli di vedere quello a cui allude. 1984, invece, è un libro duro, violento, esplicito in tutto e per tutto, che non lascia niente all’immaginazione. Chiunque lo legga non può che restarne cambiato.
Tutti dicono – almeno in rete – che Orwell aveva previsto tutto e detto tutto. Ma questa affermazione è un po’ vaga. Cosa davvero aveva previsto? Oggi l’Inghilterra vive sotto il Grande Fratello (in realtà la traduzione corretta sarebbe Fratello Maggiore) ipotizzato in 1984? Ovviamente no. Orwell, per altro, non ha mai voluto prevedere niente. A differenza di Huxley, suo maestro, dichiarava di non fare fantascienza ma satira sulla politica internazionale del suo tempo. Eppure, eppure, eppure… eppure la società di oggi ha enormi strutture simili a quelle da lui descritte, e ne ha altre che sono differenti sì, ma simili. Inquietantemente simili. Vedamo quali.

TECNOLOGIA: PARLASCRIVI E TELESCHERMI

Incredibilmente curioso è il fatto che oggi esistano numerosi programmi ed applicazioni che permettono di scrivere quello che si dice come il Parlascrivi di 1984, ma sicuramente più interessante è il fatto che oggi abbiamo finalmente i Teleschermi da lui descritti. Orwell li descriveva come dei televisori in grado sia di inviare che di ricevere immagini, impossibili da spengere (al massimo se ne poteva abbassare di volume), obbligatori in tutte le case dei membri del Parito; prima ci siamo avvicinai di un piccolo passo con il televisore, poi con un rapido balzo in avanti li abbiamo superati.
Oggi ogni cittadino ha uno smartphone che riceve sì, ma in cui lui immette di propria spontanea volontà tutti i dati della sua vita. Non è obbligatorio, ma l’uso stesso lo ha reso indispensabile: ce lo hanno tutti e quindi lo devi avere anche tu, altrimenti sei tagliato fuori. Ce lo hanno proprio tutti tutti? No. Come in 1984, ce lo hanno solo coloro che sono abbastanza colti e ricchi da rappresentare un possibile pericolo. Come si selezionano costoro? Con la gamma dei prezzi degli Smartphones stessi: il povero non si potrà permettere di averne uno, ma non è importante perché tanto comunque la sua potenzialità di “dare fastidio” è pressoché irrilevante.
Il sistema odierno è molto più inteligente del Socing orwelliano: nel Socing ci voleva una polizia sempre intenta a spiare le mosse dei cittadini, nel nostro sistema ogni cittadino crea volontariamente una cartella dati sempre consultabile dalle forze dell’ordine che quindi non devono perder tempo sempre a sorvegliare tutti ma possono comodamente consultare quello che gli serve, quando gli serve.
Questo in teoria sarebbe un piccolo passo indietro per la libertà ma un passo avanti per la nostra sicurezza. Ma il fatto che il potere centrale abbia uno strumento per mantenere la nostra sicurezza non vuol dire che ne abbia né la voglia né, tanto meno, l’interesse. Anzi, come vedremo, ha proprio l’interesse opposto.
In generale c’è da dire che Orwell aveva ben previsto l’atteggiamento che la società avrebbe avuto verso la tecnologia e che in effetti ha oggi. Ma più che previsto direi visto, siccome quello di oggi non è che l’ingigantimento di quello che già era ai suoi tempi: la scienza è molto curata ma è stata elevata ad isteria collettiva, privata del suo possibilismo originario e trasformata in una chiesa dogmatica come tante altre. Ormai del tutto priva di etica, produce solo e tutto quello che serve non al miglioramento della vita delle persone ma al mantenimento del potere costituito. La bioetica ed altre scienze filosofiche che sono sempre più in voga non sono nate, ma staccate dalla scienza. Oggi si lasciano pensare a un tavolo dei filosofi al posto degli scienziati così si può dire di avere un’etica senza pensare. Il che potrebbe anche andare bene se poi questi filosofi li si ascoltasse. Ma non accade. Il motto è “Già che vi paghiamo per pensare non vorrete mica che vi ascoltiamo anche?”. Suona come una battuta ma è la triste opinione comune.

AMORE: LA PERDITA DEI SENTIMENTI

Anche sui sentimenti, in sostanza, Orwell aveva visto giusto. Anche se aveva guardato nella direzione opposta. Nella società di 1984, infatti, innamorarsi e provare piacere erotico sono crimini (indicati con la parola sessoreato) mentre stare con una donna/un uomo che non si ama per creare figli da far crescere nel ceco rispetto dei principi del Socing è considerato cosa buona (buonsesso).
Oggi si va nella stessa direzione, ma con strumenti completamente opposti: il sesso non è vietato ma diffuso ovunque in modo sovrabbondante fino al disgusto. Tutto si può vedere, tutto si può desiderare, tutto si può dichiarare e tutto si può fare, e quel che non si può fare oggi – pare prometta il potere centrale – lo si liberalizzerà domani o domani l’altro.
Quando tutto sarà indifferente niente più sarà speciale. L’amore scomparirà come ha già fatto in Giappone tra mille servizi in cui per un tot di denaro se ne possono avere surrogati (coccole, fiabe della buonanotte e qualsiasi altra cosa pensiate non si possa comprare è già in vendita in Giappone mentre leggete queste righe) e la stessa fine farà il sesso, o – almeno – verrà completamente svuotato del suo significato di scambio emozionale e quindi resterà in piedi come un orso impagliato: può far paura al potere, ma non certo morderlo.

MENTALITÀ: STOPREATO, BIANCONERO E BIPENSIERO

La cosa forse più spaventosa della teoria di Orwell è che le tecniche mentali usate dal Socing sono molto in voga oggi.
Lo stopreato è ad esempio quella tecnica che allena le menti a fermare i pensieri ribelli sul nascere. Pensi che qualcosa che stai per pensare ti darebbe delle noie? Fermati subito. Una tecnica ad oggi molto in voga fra i ragazzini e non solo.
Il bianconero è invece quella tecnica che ti allena a dichiarare palesemente che il bianco è nero o il nero è bianco a seconda di quello che sostiene il pensiero dominante di volta in volta. Chi non ha mai visto un amico o un conoscente usare questa tecnica pur di togliersi da una situazione imbarazzante?
Infine, il bipensiero, re di tutte le tecniche, è nato per abituare a pensare che una cosa sia ALLO STESSO TEMPO tempo vera E falsa ed è utile – ad esempio – per falsificare la storia: chi falsifica la storia deve allo stesso tempo falsificarla distruggendo le prove che serve distruggere E credere alla nuova versione come vera e indiscutibile. Un’operazione che i nostri politici non possono evitare di fare più volte al giorno se non vogliono perdere il posto. E non solo loro.
Una sostanziale differenza tra il Socing e il potere centrale riguardo alla mentalità è però il fatto che il il Socing si propone ancora come ideologia mentre il potere centrale no. Si propone come assenza di ogni ideologia. Ovviamente questo è falso, un’ideologia è un sistema di idee e tutti hanno un sistema di idee, soprattutto un potere dominante. Ma vendendosi come assenza di ideologia spaccia la convinzione che nessuno possa essere contrario. Orwell dice che la chiesa in passato era il “Tu non devi”, i totalitarismi poi sono stati il “Tu devi” e il Socing è il “Tu sei”. Ecco, il potere centrale odierno è il “Tu non può che essere”. Non esiste niente né al di fuori né al di dentro di diverso od opposto ad esso. Esso si costituisce solo di cose che “conviene fare” e cose che “non conviene fare”. Se non lo segui… sei solo un “perdente”.

MUTILAZIONE DEL LINGUAGGIO: LA NEOLINGUA OGGI

Ma per cambiare la mente delle persone anche il linguaggio è molto utile, ed è forse lo strumento principale. Certo che la Neolingua di 1984 non è mai stata realizzata, ma di fatto siamo andati verso una semplificazione della lingua molto forte e continuiamo ad andarci.
Di sicuro non è possibile creare un dizionario con una lingua ridottissima e sperare che non nascano ogni giorno parole nuove, oppure rendere illegale l’uso di certe forme linguistiche. Però si possono introdurre e “far andare di moda” termini che, al pari di quelli della Neolingua orwelliana, cambino il sentire collettivo per far diventare scontate idee che in realtà non solo non sono scontate ma sono fortissimamente orientate. E lo si fa. Eccome.
Pensiamo ad un nuovo termine come “complottista”. Solo dieci anni fa questa parola era rara, venti anni fa non esisteva e non si sarebbe ben capito il suo significato se qualcuno l’avesse usata in un discorso. Cosa vuol dire? Secondo il Dizionario Treccani  vuol dire “chi o che ritiene che dietro molti accadimenti si nascondano cospirazioni, trame e complotti occulti“. Ma questa parola viene usata… come offesa! Quindi si è riusciti a far passare come “ovviamente offensivo” il pensare che qualcuno – interrogandosi su questo o quel fatto – creda che alla radice vi sia un complotto. Insomma: quando e dove ci sia un complotto ormai si da per accettato che il “cattivo” (colui che può e deve essere offeso, quindi colui che può e deve essere schernito dal sentire comune) non sia chi ha ordito il complotto, ma chi lo scopre!
Esistono ovviamente forme di “complesso del complotto” sotto l’influsso delle quali alcune persone spiegano sempre tutto con complotti anche quando evidentemente sarebbe più ragionevole spiegare le cose in altro modo, ma la cosa più incredibile è che oggi qualunque opinione politica non allineata o non conformista venga bollata come “complottista” e tutte le pecore (per citare la “Fattoria degli animali“) vadano dietro a questa parola acriticamente: se ti danno di complottista non ti ascolta più nessuno e l’ortodossia vince. Fine. Basta. Qualsiasi cosa tu abbia detto e comunque tu l’abbia argomentata.
Altro fenomeno curioso è la nascita del nuovo perverso comandamento “non giudicare”. Come spiegai in un video di qualche tempo fa “non giudicare” è impossibile. Si può giudicare bene o male, ma non giudicare per niente è proprio solo dei robot. Ma oggi “non giudicare” viene usato come sinonimo di “non condannare”; se siete un giudice o se anche solo sapete come funziona un tribunale vi renderete subito conto della palese falsificazione. “Non ti giudico”, detto a chicchessia, è una bestialità, una falsità, un paradosso. “Non ti condanno” invece ha un senso. Chiunque, solo per il fatto di apparire davanti ai nostri occhi, viene giudicato e non può essere altrimenti. Se si equiparano le due cose è per farci diventare dei robot che non pensano e non giudicano niente, sotto la minaccia di essere bollati come persone che condannano tutto e tutti (come poi se ne avessimo il potere). Ma questo, le pecore, non lo capiscono.
Ma perché non lo capiscono? Eppure sono falsificazioni così plateali, così ridicole, le capirebbe anche un ritardato. E invece le accettiamo tutti, queste due e tante altre. Perché? Come siamo diventi pecore?

GUERRA: STRATEGIA DEL TERRORE COSTANTE

Ma chi sono le pecore oggi? Forse lo siamo tutti. Perché? Perché ci hanno fatto paura, tanta paura. Sembra una spiegazione da bambini ma è la pura verità. Questa è la teoria di Orwell e questa è una delle tante cose riguardo alle quali ci ha visto lungo. Si ha potere su chi soffre, chi non soffre è meno controllabile. Per ottenere il terrore costante il Socing di 1984 usa una costante guerra con due altre superpotenze che sono sostanzialmente identiche al’Oceania, potenza sulla quale il Socing domina. In più ha un nemico interno, Emmanuel Goldstein – leader dell’inesistente Confraternita, che serve a lanciare il sospetto su tutti i cittadini di modo che tutti si guardino in cagnesco e si denuncino a vicenda per ogni sciocchezza. La realtà di oggi è un po’ diversa. Non molto ma un po’.
In realtà la guerra costante è di tutti contro tutti, se le superpotenze sono poche, gli stati sono molti e nessuno guarda con occhio benevolo agli altri se non in teoria: si incoraggiano sempre tutti ad essere aperti e socievoli e a non fare distinzioni, ma subito dopo si sottolineano i pericoli che possono venire da questo o quel popolo, questa o quella nazione. Anche di nemico interno non ce n’è uno solo ma frotte: pariti politici avversari, squadre di calcio avversarie, e comunque c’è sempre un odio denso e profondo per tutti perché l’individualismo possessivo fa sì che ognuno si senta il migliore, il più Santo e che veda tutti gli altri come utili, inutili o dannosi. Mai come pari o – meno che mai – come soci. Per questo il matrimonio sparisce, gli ideali muoiono e i partiti diventano solo imprese commerciali che urlano le idee tanto più forte tanto meno ne hanno perché è chi non ha qualcosa che più ha bisogno di dare l’illusione di averla.
Ma ancora una volta il risultato non cambia: il torturatore O’Brian dice che il Socing spazzerà via ogni sentimento e lascerà in piedi solo la paura e il gusto di schiacciare i più deboli. E il potere centrale, per quanto in modo completamente diverso da quello che pensava O’Brian, lo sta facendo. O lo ha già fatto, dipende dalle opinioni.
Però allo stesso tempo è accaduto un fenomeno curioso che a Orwell era completamente sfuggito: mentre in 1984 ci sono i “2 minuti dell’odio” e per il resto di vive nel terrore, oggi odio e terrore sono mescolati, non separati, e vaporizzati nell’aria. Si respirano a pieni polmoni entrambi, in continuazione. Questo fa sì che l’uno stemperi l’altro: si ha paura di odiare troppo e non si ha troppa paura perché l’odio ci riaccende il sangue. Ma allo stesso tempo questo crea un’atmosfera sociale uniformemente irrespirabile dove i rapporti umani veri e profondi sono ormai spariti così completamente che molti dubitano addirittura che siano mai esistiti.

SOLITUDINE E FAMA: IL LAGAME INASPETTATO

Orwell non si era aspettato che oggi tutti concorressero per la fama come ben mostrato nel famoso episodio di Black Mirror15 milioni di celebrità“. Si immaginava proprio l’opposto: una folla anonima di lavoranti che non conoscono niente e nessuno al di fuori della propria noiosa e dolorosa routine.
E – in effetti – il mondo oggi è come lo descrive lui: una folla anonima di lavoranti che non conoscono niente e nessuno a di fuori della propria noiosa e dolorosa routine. Solitudine. Ma questa solitudine gelida ha portato tutti a voler essere dei divi. In fondo solo ai divi è concessa la familiarità con tutti, di essere cercati dagli altri e di respingerli, invece che dover cercare gli altri ed essere da loro respinti. Ed è chiaro che – nell’individualismo possessivo dominante – le persone respingono tutti coloro che sono inutili e/o dannosi ed accettano solo coloro che sono utili. Quindi quasi nessuno. Ma per coloro che sono famosi beh… è diverso. Loro sono sempre utili. Perché stare accanto a chi è sotto i riflettori garantisce comunque sempre un po’ di luce. Quindi colui che è famoso è sempre utile, e chi è sempre utile non è mai solo.
Ecco perché oggi immettiamo con gioia i nostri dati in ogni possibile social network senza chiederci chi poterà leggerli e/o cosa potrà farne. Non solo perché è l’unico modo di esistere, non solo perché chi non lo fa è fuori della società umana, ma anche perché farlo con sapienza, cura, gran quantità e costanza, potrebbe forse portarci alla fama, e farci così uscire da quella solitudine che altrimenti è la costante della vita di chiunque.
Questo è uno dei pochi aspetti del potere centrale a cui è relativamente facile contrapporsi. Spengere Facebook ed andare a vivere in un piccolo paese in cui si conoscono tutti ad esempio, uccide la solitudine molto più efficace e non nutre questo sistema. Ma – certo – anche nei paesotti ormai tutti hanno internet, lo smartphone e… chi ci va più al bar o in piazzetta?

OPPRESSIONE: L’INUTILITÀ DELLA TORTURA

A differenza del Socing, nel potere centrale O’Brian è inutile. Il torturatore è inutile. Il potere centrale non crea sovversivi per acchiapparli, torturarli, farli confessare e mostrarli alla popolazione per spaventarla e poi “vaporizzarli”, cioè cancellare ogni traccia dalla storia come se non fossero mai esistiti. Ancora una volta, il potere centrale è più efficiente del Socing.
Il potere centrale conserva tutto e tutti. Tanto tutti sono spaventati da atti di terrorismo, guerre, malattie e chi più ne ha più ne metta. Inventando problemi, ingigantendone altri e non facendo niente per risolvere quelli reali, il potere centrale si assicura una tale paura e sofferenza costante della popolazione che non ha nessun bisogno di sprecare soldi in torturatori, palazzi della tortura e altri giochetti medievali.
Il potere centrale in teoria conserva tutto e tutti, ma in pratica ciò che non gli è conforme lo conserva ben lontano dallo sguardo della folla, invisibile acciocché sia inefficace ed innocuo.
Vaporizzare i dissidenti? Ci pensa internet. Si adottano tecniche di manipolazione della coscienza collettiva perfezionate con decenni di studi. Non funzionano su tutti ma sulla maggioranza sì. A questo punto chiunque posti qualsiasi cosa su internet o questo qualcosa piacerà alla maggioranza manipolata e quindi avrà tanti “mi piace” e condivisioni e diventerà popolare, oppure resterà sempre tanto minoritario da essere irrilevante.
Ancora una volta, però, il risultato è lo stesso: O’Bien dice al povero Winston Smith “tu non esisti” intendendo che verrà spazzato via dal Socing. E nemmeno noi minoranza del web esistiamo. Ma nessuno si prende nemmeno la briga di mandarci O’Brian a dirlo. Le nostre azioni ce le vaporizziamo da soli andando contro corrente. E se un giorno inizieremo a postare cose in linea col potere centrale il pubblico ci accoglierà a braccia aperte. E se smetteremo ricadremo nell’inesistenza. Non ci sono più ribelli da torturare: essere ribelli è semplicemente impossibile. La scelta è: lavorare per il potere centrale e come vuole il potere centrale oppure non esistere.
E stando così le cose perché diamine mai qualcuno dovrebbe spendere soldi e tempo a torturarci?

LA FINALITÀ ISTERIZZANTE PER IL SOGNO DELL’IMMORTALITÀ

L’ultima domanda a cui risponde 1984 è: perché tutto questo? Perché un sistema che ci sta portando all’autodistruzione devastando il pianeta e allo stesso tempo per tenersi in piedi ci fa soffrire ed avere paura ogni giorno? Chi e cosa ci guadagna qualcosa?
La risposta di Orwell è – passatemi lo scherzo – “complottista”, cioè dice che ci sono delle persone, i cosiddetti membri del Partito interno in 1984, che sono dei veri e propri adepti del potere, una specie di chiesa che vuole solo potere e sempre più potere, fine a se stesso, in modo neppure egoistico perché si considerano cellule di un organismo che conserverà il potere in eterno.
Oggi invece quello che osserviamo è che la maggioranza ha questo atteggiamento ovunque, non una ristretta minoranza nelle alte sfere da qualche parte. Se non fosse la maggioranza a volere il potere, ad avere il gusto di sentirsi superiore e di schiacciare gli altri sotto il tallone, il potere centrale crollerebbe. Invece non fa che crescere e perfezionarsi. La colpa non si trova in quattro o cinquecento cattivi che dominano il mondo, ma in quattro o cinque miliardi almeno di coloro che lo popolano. Certo lo stregone africano e il cacciatore-raccoglitore australiano no, loro non hanno colpe. Ma noi? Non lavoriamo forse tutti per questo sistema chi in un modo e chi in un altro?
Certo che lo facciamo. Perché ci hanno cresciuti ed educati così. Ed anche perché ben sappiamo che se smettessimo diventeremmo irrilevanti come lo stregone africano e il cacciatore-raccoglitore australiano e che se smettessimo noi, quello subito sotto di noi sarebbe lì già bell’e pronto a sgranocchiare la nostra carcassa e prendere il nostro posto. La prima nazione a togliere i confini sarebbe invasa, la prima a non avere un esercito sarebbe occupata. E lo so che in Costa Rica stanno senza esercito e se la passano bene ugualmente, ma solo perché sono sotto l’ombrello protettivo degli americani. Quindi non è che non hanno un esercito, è che non lo pagano. Non è che non è stato occupato nel momento in cui ha dismesso il proprio esercito, il Costa Rica, è che lo era già da prima di dismettere l’esercito.
L’isteria e la frenesia di immortalità di chi ci governa la abbiamo tutti, e se non l’avessimo cadremmo al suolo. Come uscirne? Difficile dirlo. Ma ci sto lavorando e fortunatamente non sono l’unico. Speriamo di trovare una soluzione, e magari anche presto.

BIPENSIERO OGGI: ORWELL È VIVO MA È ANCHE MORTO

Mi sono stupito incredibilmente nello scoprire che alcuni miei conoscenti che usano a secchiate cose come lo stopreato, il bianconero e il bipensiero… abbiano letto Orwell ben prima di me. E mi sono chiesto: com’è possibile? Come fanno a sapere benissimo di cosa di tratta e di che danni fa e… ad usarlo lo stesso!? E la domanda mi si è subito ampliata enormemente in testa diventando ben più curiosa: come ha fatto il MONDO INTERO a leggere Orwell, capirlo perfino!, e comunque andare in quella stessa direzione da lui prevista e per certi aspetti anche superarla?
Mi sono dato due risposte: la prima è che gli uomini ci sono ci sono riusciti PROPRIO perché usano il bipensiero. Per quasi tutti i lettori Orwell si può tranquillamente leggere, capire, approvare e contraddire in ogni azione della vita quotidiana… perché è così che il potere centrale dice e quindi loro così fanno. Fine Stop. Non si chiedono se sia logico. Obbediscono ad entrambi i comandi. Obbediscono ai comandi che il potere centrale impartisce attraverso il pensiero dominante soltanto perché sono comandi. Non obbediscono ai comandi perché sono logici, ma li trovano logici PROPRIO PERCHÉ sono comandi. Subordinano la logica al potere e non il potere alla logica, con un esercizio di cui O’Brian sarebbe veramente e pienamente fiero.
La seconda risposta che mi sono dato è meno orwelliana: esattamente come gli stupidi amano parlar male degli stupidi perché parlando male degli stupidi pensano di non essere stupidi, così anche chi obbedisce agli ordini del potere centrale, siccome il potere centrale gli comanda anche di sentirsi libero (come nella meravigliosa canzone “Si può“, che da il nome al disco chiamato appunto “Libertà obbligatoria” di Giorgio Gaber), allora per sentirsi libero parla male di chi non obbedisce agli ordini e anche degli altri che obbediscono ritenendo, per questo, di non essere anche lui fra coloro che obbediscono.
La realtà, ovviamente, è che dire “grasso” agli altri non ha mai fatto dimagrire nessuno.

LA REALTÀ: UN FALSO PROBLEMA

Chiudo con una nota propriamente filosofica. Sembra che per Orwell il “bene” sia l’oggettività mentre il “male” sia fatto e nutrito di soggettivismo assoluto. Purtroppo Orwell aveva un retroterra culturale marxista e non conosceva le ricerche sul relativismo che sono state fatte proprio nel decennio in cui è uscito 1984. Purtroppo non le ha conosciute mai perché è morto nel 1950. Già solo nel ’53 avrebbe sicuramente cambiato posizione o – almeno – avrebbe dovuto rivalutare questa sua struttura realista.
Oggi sappiamo bene che il relativismo non è un tratto distintivo di nessun pensiero, ma il tavolo su cui tutti i pensieri giocano. Quindi la sua frase “La libertà è libertà di dire che due più due fa quattro” (e non cinque come gli vuol fare dire il Socing), oggi resta valida ma andrebbe almeno completata aggiungendo “… e anche di dire che fa zero o seimila”. Altrimenti non è libertà ma un’altra imposizione in una direzione diversa.
E – di più – non è libertà il solo il poter dire che due più due fa quattro, zero o seimila, ma anche e soprattutto, poterlo attutare. Insomma: se io posso dire che sei un assassino ma non posso fare niente né per mandarti in galera né per sfuggirti, se posso dire che se i un assassino ma sono comunque condannato ad essere ucciso da te, io non sono libero, sono solo un maiale che urla legato mentre lo stanno per stilettare.
Il problema della libertà oggi non è avere il diritto di dire le cose come stanno perché tutti oggi hanno il diritto di dire tutto e il contrario di tutto in effetti. Libertà sarebbe abbattere un sistema che per il solo fatto che esiste non può che farci vivere infelici in mezzo ad altri infelici.
Il problema non nasce dal fatto che il potere usa la mente per creare cose che non sono “reali”, ma che proprio dal fatto che siccome la mente è un mezzo tanto potente, andrebbe usato per creare cose che rendano tutti felici, o almeno il meno infelici possibili. E cose che magari non devastino il pianeta, visto che ai nostri nipoti piacerebbe trovarlo vivibile e già noi – rispetto ai nostri nonni – ci viviamo già molto peggio.

Guido G. Gattai

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