La sporca storia di Sofia – capitolo 04

Sofia - 04Quando ritorno a casa di Giulia non c’è traccia. Non che mi aspettassi niente di molto diverso per dire la verità. Giulia è pur sempre… Giulia.
È la tipica donna che tutti credono di poter fare propria, fermare, amare… che sarà solo un po’ difficile farla ragionare all’inizio ma poi quando si renderà conto di come può essere bella la quotidianità di una vita di coppia diventerà la compagna ideale, fedele, premurosa, affetuosa… e poi ovviamente non ci riesce mai nessuno. Ma neppure alla lontana. Voglio dire… qualcuno potrebbe andarci più vicino di qualcun altro. Invece nisba. Nisba proprio.
Tutti arrivano solo fino a sentire la sensazione di essere quasi arrivati. Beh, non tutti tutti. La maggior parte per dirla tutta non arriva neppure fino li. Non arriva, voglio dire, neppure ad avere la ben che minima ragione per pensare di essere arrivato vicino a questo. Ma si sa, non c’è miglior illuso di chi si vuole illudere. E si illudono tutti. Sempre. Qualcuno però – non esageriamo! – qualcuno, sì, qualcuno arriva anche per davvero ad avere indizi e ragioni credibili per pensare di esserci riuscito. Ma lì, sì proprio in quel momento lì… lei scappa ancora più forte. Perché è proprio quando sente odore di casa che si spaventa e scappa. Il segreto sarebbe – forse – semplicemente non abituarsi mai a lei. Ma con una creatura di quella bellezza… è forse possibile non cedere alla tentazione di sognare di averla per sempre?
In compenso casa mia è devastata. Probabilmente una perquisizione della polizia. O chissà che altro. Magari Giulia si è solo scopata il tipo di turno con particolare foga.
Maledetta.
Tutti i miei dischi sono per terra, alcuni spaccati, altri graffiati.
Maledetta.
Mi sprofondo in una poltrona comoda ma non troppo e mi accendo una paglia. È amara come la merda. Sempre così le sigarette che non seguono il sesso o il pasto. Le sigarette di base le devi usare per mandare giù roba. Da sole ti disgustano. Quando sei stato tropo bene un po’ di calci ai polmoni ti aiutano a riequilibrare la realtà, ma quando già la realtà ti sta prendendo a calci buttarci giù altro a spregio non aiuta per niente.
La sigaretta fumata per il nervoso è una vera porcheria: fa esattamente il contrario di quello che le chiedi. Uno dei tanti rimedi peggiori del male.
Come anche Giulia per esempio.
Telefono a Sofia. Non che mi alletti molto l’idea ma in ogni caso Giulia chissà dov’è quindi, piuttosto che deprimersi…
Sofia risponde. È in casa. Sofia è di quelle persone che son sempre lì, in qualunque lì uno si trovi, in qualunque lì uno abbia bisogno di loro.

– Che vuoi? Ti ha scaricato?
– Non mi ha scaricato, semplicemente non c’è.
– Adoro le scuse che trovate sempre! – ride giocosa e beffarda – Ma poi tanto nessuna Giulia lascia mai il suo uomo… nessuno dei suoi uomini. E voi non lasciate mai Giulia. Se non da morti, si capisce.
– Grazie, avevo proprio giusto bisogno di una ventata di allegria. Mondo merda.
– Dai non te la prendere, e poi ti ho detto che torna. Dovresti essere contento, no?
– Smetti di sfottere o ne hai ancora per molto? Sei una brutta persona.
– Non esagerare… diciamo che sono un tipo.
– Non mi fare dire un tipo di cosa.
– Hai chiamato per offendere?
– No. Ma con l’occasione…
– Torni da me?
– No, tanto non ti fai scopare. Facciamo un giro nel parco.
– Che bello! Mi piace il parco!

La sera nel parco è frizzante e Sofia arriva con un vestito bianco semplice e i capelli neri sciolti. È bellissima. Non come Giulia. Di una bellezza diversa. Una di quelle bellezze così scioccanti che non riesci neppure ad eccitarti. Come le statue del rinascimento.

– Perché mi guardi così?
– Perché ho due occhi.
– No, dai, davvero, che ho di strano?
– Sei bellissima. E lo sai. Quindi non fare domande idiote.
– Riesci a offendermi anche quando mi fai i complimenti. È quasi un talento.
– Grazie, lo coltiverò.
– Dovresti essere un po’ meno parmenideo.
– Smettila prima di cominciare.
– Parmenide pensava che tutto fosse immutabile. Più che altro per dare torto a Eraclito, secondo me, un po’ come fanno tutti i figli coi padri e tutti i discepoli coi maestri: non c’è di meglio che dire il contrario di chi ne sa più di noi quando non si ha niente da dire ma si vuole dimostrare comunque che si è qualcuno. Se tutto è bianco niente di meglio che essere neri, se tutto è nero niente di meglio che essere bianchi. La più veloce e vecchia strada del mondo per farsi notare, per convincersi di avere una personalità, per sentirsi vivi, per… credere di esistere…
– Come al solito non capisco che diavolo c’incastri.
– Devi accettare che tutto scorre. Ieri avevi Giulia, oggi non ce l’hai, domani chi lo sa. Giulia è fatta così. Bisogna saperla prendere, la conosci.
– È uno schifo di persona.
– Allora lasciala perdere.
– Non ci riesco… la amo.
– Non la ami.
– Sì che la amo! Ti dico che la amo!
– Non la ami. La vuoi. Che sembra la stessa cosa, ma è quasi l’opposto. Se tu la amassi saresti felice quando va a letto con gli altri, perché non si può essere infelici quando chi amiamo è felice.
– Dopo di che la lascierei perché se vuole stare con un altro vada felice con l’altro.
– Esatto.
– Ma che cazzo dici? Se ami qualcuno non puoi lasciare che se ne vada dove gli pare!
– Come vuoi, non ti scaldare. A me sembra un po’ un controsenso l’idea di volere l’infelicità di qualcuno che si ama…
– Ma se è felice con un altro ben venga! Ma a quel punto che ci sto a fare io?
– Infatti, quindi levati di mezzo.
– Ma quando sono con lei sto bene, come faccio a non volere qualcosa che mi fa stare così bene?
– Ed ecco perché amare è un bel garbuglio.
– Tu hai sempre tutte le risposte ma mai una sola soluzione, vero?
– Già… perché ha ragione Eraclito: tutto scorre, e quindi appena trovi una risposta quella è già vecchia. E allo stesso tempo ha ragione anche Parmenide: tutto resta sempre immobile, sempre lo stesso. Quindi tutto è sbagliato e giusto al tempo stesso.
– Questa non l’ho capita.
– Bof, nemmeno io se è per quello. Però è così. Mi convince. Non la capisco… ma mi convince.

Da quel momento in poi è una gran confusione. Praticamente arriva questo barbone vecchio, sporco, grasso e zoppicante, che però corre come un dannato. Sbuca da un cespuglio e senza una ragione che sia una inizia a picchiare Sofia. Ma non tipo maniaco sessuale, la prende proprio a pugni e calci.
Io sul momento non capisco cosa succede e non riesco a reagire, ma dopo due secondi capisco quel tanto che mi basta per spintonare Sofia da una parte e iniziare a rendere le botte che merita al vecchio bastardo.
La cosa ha un successo molto relativo, perché il grasso straccione non solo è veloce ma pure bello robusto, e inizia a suonarmele come Cassius Clay le dava al saccone.
Al che arrivano due poliziotti municipali di guardia al parco che ovviamente prendono a manganellate tutti e due perché – nel dubbio – un bel po’ di botte ammorbidiscono sempre la situazione.
Il vecchio grassone corre via e i due invece che inseguirlo si accaniscono su di me. Una botta mi arriva in testa e poco prima che diventi buio vedo il pazzo che si allontana e Sofia che trema col naso insanguinato su una panchina.
Poi, se volete saperne altro, non sono più la persona giusta a cui chiedere.

Guido G. Gattai

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