Eu-ghenes… Eυ-γενης… Ben-nato. Sono solo canzonette? No. C’è anche della sostanza.
Certo, quando dico a mio nonno che il suo nome significa “Nato bene” lui mi fa il sorrisetto di chi, nato sulla coda della Grande guerra e bombardato in pieno nella Seconda, avrebbe due o tre cosucce da obiettare…
Il fatto è che il concetto di eugenetica, in senso tecnico, non deve niente alla tecnica moderna.
Il concetto ha preceduto la parola di milioni di anni. Non è un gioco di provette, perché l’evoluzione di ogni specie, animale o vegetale, nei suoi adattamenti all’ambiente segue linee invisibili nel presente ai singoli individui ma evidentissime in una retrospettiva di ampio respiro.
La selezione e l’accoppiamento degli esemplari migliori. E’ una cosa che facciamo da sempre scegliendo il compagno o la compagna che più ci piacciono. Così come selezionare i semi delle piante che producono il miglior raccolto.
Non è forse un tipico caso di manipolazione genetica fatta in casa? Eppure ci sono dei problemi etici a farla in un laboratorio. In casa si, in laboratorio no. Il laboratorio puzza di campo di concentramento. Puzza di selezione razziale.
Verissimo. E la ragione è che l’uomo, a differenza degli animali, non si fida della natura. L’uomo non si sa immolare sull’altare del futuro. Vuole tutto, per sè, adesso. Certo, neppure una leonessa ha un concetto più chiaro della Natura e della Evoluzione, nè può dunque desiderare qualche cosa di diverso come invece l’uomo fa. Anche legittimamente, dai…
Però c’è un’altra cosa altrettanto vera.
La Natura se ne frega del singolo essere vivente. Suo figlio sarà più forte, ma schianta il genitore senza pietà. E più in là farà lo stesso per il figlio. L’evoluzione in natura è lunga migliaia di anni, se non milioni. Tutti elogiano l’uomo sapiens, ma nessuno versa una lacrima per il neanderthal, tanto per esemplificare.
Il singolo è sacrificabile. Chi vuol essere questo singolo? Nessuno? Peccato, lo siamo tutti… E se non lo fossimo, non potremmo comunque essere nient’altro. Dal punto di vista evolutivo saremmo niente, invece che quasi niente.
Quindi è inutile che l’uomo moderno si lamenti, sbavi e si contorca per il fatto che è depresso, insoddisfatto, irrealizzato… bla bla bla. Quello che ha è già più di quanto dovrebbe avere se fosse nella savana africana invece che nella giungla metropolitana. E se per ventura un singolo diventa famoso, è solo frutto del sistema sociale. Avete mai saputo di un leone famoso tra i leoni? Per non dire di un ranocchio famoso fra le rane… Esisterà forse un Don Giovanni tra i mandrilli? L’uomo crea miti, e poi ne rimane schiacciato perchè vorrebbe assomigliare almeno un pò a quei miti. Elevarsi almeno un pò al di sopra dei propri simili. Grande! Però fa tutto questo per sè…
Se riponesse la sua grandezza in chi verrà dopo di lui? In suo figlio? Et voilà, la scintilla della sola, autentica eugenetica!
Ma l’uomo ha fatto tardi anche per comportarsi come i leoni. Facciamo una comparazione:l le leonesse si accoppiano con il leone che, quell’anno, ha vinto lo scontro per l’accoppiamento.
Ohibò, per il maschio medio questo è un sogno erotico sconvolgente! Infatti il maschio medio è un fesso e non si accorge che le leonesse sono sempre le solite, mentre i maschi sono in heavy rotation.
Inoltre, cosa non da poco, nessun leone si preoccupa che le leonesse siano di qualità, mentre alle leonesse interessa eccome la qualità! Sennò seguirebbero il maschio ex dominante.
“Tiriamo le somme” dice il maschio “Chi si contenta gode, anche se leonesse non sono propriamente atletiche. Anzi, casomai qualcuna fa proprio schifo, ma mica posso tirarmi indietro… Son Leone, io!”
“Tiriamo le somme” dicono le leonesse “Chi non si contenta gode di più, ed ogni anno ne abbiamo uno nuovo.”
L’uomo non condivide la libertà di costumi di leoni, ma di fatto ne condivide l’aspetto deteriore. L’essere costituzionalmente un tutt’uno con il proprio apparato riproduttivo, o comunque seguire pedissequamente la mente del membro invece del membro che è la mente. Da questo ne consegue che l’uomo, semplicemente, si “riproduce” senza salire mai un gradino della scala evolutiva.
Non si inoltra. Si riproduce.
Il suo istinto si è ammalato, illanguidito ed annacquato di mode ed insoddisfazione come in un circolo vizioso. “Mi piace quello perchè è figo” esclama la ragazzina osservando uno pseudoaborto rinsecchito, ingobbito, coi pantaloni bassi, le scarpe slacciate ed i capelli piastrati sugli occhi. Amo ciò che per sua mortale natura è destinato a decadere, ma odio ciò che è ontologicamente decadente.
Che c’è? Parlo solo di fisicità? Sono un maniaco del fisico e della forza? Si & No. Rispetto chi ha trenta chili di troppo e non ha mai fatto più di una corsa per prendere l’autobus. Ma basta che trovi la sua realizzazione in qualche cosa di autentico. Qualche cosa di suo! Non in qualche cosa che con 300 euro si può comprare, utile solo ad essere esibito.
Mens sana in corpore sano. Ma anche soltanto mente sana o corpo sano. Qui non c’è più nè culto del corpo nè culto della mente, per non parlare poi dello spirito… Di tutte e tre sono maniaco. Anche se in nessuna so eccellere.
Ho detto cose bruttissime, lo so. Ho offeso qualcuno? Me ne pregio, dacchè certe cose mi fanno sentire offeso per primo. Ma potrei dire di peggio, non per vendetta ma per completezza. E quasi quasi lo faccio…
Checchè se ne dica, l’atteggiamento del leone e delle leonesse è corretto. Anche se non lo sanno. Anche se per la nostra moralità è indecente.
Qualcuno non crede che saremmo indecenti noi per loro? Non per il nostro stato sociale, che rifiuta la morte dell’ex dominante e gli offre pensione minima ed esenzione dal ticket, ma per l’assenza di desiderio.
Il leone desidera. Certo, anche l’uomo desidera a sua volta.
Però il leone non si innamora. O meglio, si innamora anche lui, però non sa di che cosa.
Il suo desiderio porta in nuce il suo amore. Mentre noi facciamo il contrario e poniamo nell’amore il nostro desiderio.
Quanto desideriamo amare! E’ per questo che poi, da innamorati, sembriamo animali addomesticati.
Perchè il nostro amore non porta ad altro che a se stesso. Che cosa desiderare e che cosa amare? La risposta deve essere unica. Una parola sola per due esigenze.
Due esigenze che portino a qualche cosa di migliore. Un incontro di due individui “esigenti”. Non di due furfanti dispersi, furtivi e senza sogni… se non del sogno nel sogno.
La differenza tra l’essere umano ed il leone è che il primo può progettare. Può sapere con coscienza “che cosa” desiderare. Dire di si, ma saper dire anche di no. Possibilmente al momento giusto, anche se dopo tanti sbagli, una volta per tutte.
L’eugenetica esiste già, in ogni momento, anche per chi già è al mondo. Si chiama pensiero dominante. E quale tra i pensieri è più dominante della Vita e del Futuro? La Paura? Si, a volte, ma questa è solo una corolla che deve continuare a ruotare esterna al nucleo centrale. Non si può lasciare la patata nella cenere per paura di scottarsi le dita, se questo significa morire di fame.
Questo vuol dire che solo gli affamati possono capire? Certo. Questo è il punto.
L’umanità che ingrassa sul divano facendosi imboccare dal caso incontrerà al massimo la comodità, finchè paradossalmente non morirà di fame per il fatto di non poter sollevare più un solo braccio per nutrirsi da solo.
Per questo è meglio sintetizzare e tornare all’etimologia. Eu-Ghenes; ben nato, ma anche ben generato. E quale modo migliore di essere generato se non nell’essere frutto di un desiderio? Essere disiderati. Essere desideranti.
“Creare un creatore!” chiosava il vecchio Nietzsche.
La via è oscura, ed è facile dimenticare il solo dono che la natura ci ha dato. La mortalità.
Non avere niente da perdere e tutto da guadagnare per poi perderlo volontariamente in favore di chi verrà.
Poter scegliere la propria compagnìa non per amore di due, ma per amare in due.
Come due mani fredde che si sfregano.
Le mani rimangono fredde, ma è il cuore che per un attimo si scalda e permette di sorridere.
Anche del freddo. Sorridere…