GIOVANNINO

UntitledRacconto con finale aperto…

C’era una volta  una ridente vallata in un paese verdeggiante  li, un giorno radioso , nacque Giovannino.
I genitori Assunta e Celeste erano strafelici ed altrettanto lo erano i nonni Gina e Rino. Il bambino era bello e vivace: fin dai primi giorni di vita mostrò interesse verso tutto ciò’  che lo circondava; crebbe coccolato e amatissimo.
Con il tempo dispiegò tutte le sue qualità:  giocava con le  parole,disegnava,  inventava storie e nuovi giochi uno dopo l’altro e tutti gli altri bambini lo cercavano e lo seguivano.
Quando giunse l’età del liceo si era fatto proprio  bello: aveva successo con le ragazze e gli insegnanti lo adoravano.
Ma… un brutto giorno…..gli Dei dell’Olimpo organizzarono una grande festa…qualcuno bevve troppo e così cominciarono a far mostra dei propri poteri senza  riuscire a governarli appieno: Giove scatenò  una tempesta di fulmini sopra un deserto, Cerere fece maturare splendide spighe di grano in Groenlandia e Foibos lanciò una manciata di semi di paura. Malauguratamente uno dei semi della paura si depositò sulla testa di Giovannino. In un primo momento non ci fu altro effetto ohe fargli fare un brutto sogno ma poi il seme… lentamente… lentissimamente… cominciò a germogliare.
Quando Giovannino si accorse di avere paura reagì da par suo: la affrontò. In ogni momento si buttava sempre sulle cose che più lo spaventavano: il buio lo intimoriva? E lui usciva di notte da solo nel bosco; la solitudine gli dava angoscia? E lui si chiudeva in camera senza vedere nessuno per giorni interi. Se avesse avuto paura del vuoto si sarebbe gettato con il paracadute.
Con il tempo e con il crescere della paura aumentò il suo desiderio di affrontarla e così continuò  a creare lui stesso situazioni sempre più terrorizzanti.
Desiderava più di ogni altra cosa essere amato e apprezzato e allora trattava con arroganza e insultava chi gli stava vicino: era un modo per mettere alla prova il loro amore e la loro stima.  Alcuni amici  capivano e sopportavano e allora lui li provocava ancora perché la paura aumentava anziché diminuire… Altri amici cercavano un confronto con lui  e Giovannino vedeva in questo la prova della ragione della sua paura. Altri ancora lo abbandonavano confortandolo, naturalmente, nei suoi timori. Era un circolo da cui sembrava impossibile uscire. La paura è come un cespuglio spinoso in un giardino: se ti butti dentro con le forbici ti graffi e ti ferisci e per ogni ramo tagliato ne spunta un altro, se ti metti in un angolo per non farti pungere il cespuglio cresce e invade tutto fino a raggiungerti. La sola possibilità è trovarne le radici e tagliarle.
Giovannino faceva ancora tante belle cose: scriveva, dipingeva, studiava  e in tutte era abile ma nel profondo era sempre più spaventato e dunque riusciva a godere assai poco dei suoi successi e i rapporti con gli altri erano sempre più difficili.
Finché un giorno…..

Anna Sardini

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