La sporca storia di Sofia – capitolo 06

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– Come ti senti? Hai pagato il fio all’Essere? – Ma cosa cazzo? Dove sono…?

Lo so benissimo dove sono. Da Giulia no di sicuro, quella è Sofia, sicuro come la morte. E altrettanto incasinato.

– Ma si può sapere perché quel tipo ce l’ha con te? – Che ti importa? Tutto è uno come diceva Bruno, e per la verità non fu né il primo né l’ultimo né quello che lo disse meglio, però è anche vero che… – Mi importa eccome! Ora ce l’ha anche con me, è già la seconda volta che mi saracca di mazzate! – Beh, lui è Dosso, un vecchio amico di famiglia. Mi ha vista crescere e mi vuole morta. Non ho mai capito perché. Immagino di stargli antipatica a pelle. – Buffo amico di famiglia. Di solito gli amici di famiglia regalano cazzatine sciocche ai bambini tipo sonaglini o… – E invece lui no. È fato così. Ma io gli voglio bene lo stesso. – Ah! Gli vuoi anche bene! Che deve fare uno perché tu non gli voglia bene? – Boh. Non lo so. Non me lo sono mai chiesta così. Secondo me la vita e la morte creano un ciclo così doloroso già per conto loro senza bisogno che ci aggiungiamo altro odio, guerre o liti. – Freakettona di merda. – COSA? – Niente. Ho tossito. – Ah… no, mi era sembrato… – Ma come mi hai trovato? – Ero uscita dal pronto soccorso, andavo a deporre dalla polizia, e davanti al distretto ti ho trovato in terra svenuto con la testa che sanguinava. Ho pensato che fosse meglio portarti a casa. – Perché non mi hai portato in ospedale? – Per così poco? – E perché tu ci sei andata allora? – Non ci sono andata, mi ci ci ha portata la polizia. – Questo spiega tutto. – Niente spiega tutto. È una legge dell’universo che… – Falla finita. Hai capito benissimo quello che volevo dire. – L’uso impreciso delle parole porta all’imprecisione nei pensieri, e il disordine mentale rende meno capaci di raggiungere i propri fini nella vita. Mi rendevo utile. – Puoi anche non renderti utile ogni tanto. Va bene lo stesso. – No, non va bene. Sarebbe uno spreco di tempo e di energie. – Freakettona di merda. – COSA? – Niente. Questa maledetta tosse non mi vuole lasciare in pace. – Ah… no, mi era sembrato… – Comunque, hai ragione, la vita è già abbastanza amara così com’è. – Vero? Lo diceva anche Empedocle. – Certo che ne hai di amici immaginari tu… – Secondo lui la nascita e la morte sono mescolanza e separazione di alcune sostanze che sono eterne e indistruttibili. Lo Sfero per lui è unico e indivisibile, anche se poi ha dentro quattro radici ma vabbé, mica sono robe staccate sono solo così per far capire che non è tutto uguale, però omogeneo è omogeneo lo stesso, voglio dire… – Quattro che? – Quattro radici. – Ah, beh, si certo, ovvio, come no. – Ma sì, dai, fuoco, aria, terra e acqua. È il primo a distinguere gli elementi in questo modo. – Ah, come nei film con gli stregoni. – Sì, come nei film… ma mi stai prendendo in giro? – Chi, io? No, che figurati, continua… – Ecco, e quindi lo Sfero, fatto di questa roba, è uno e indivisibile, ma non c’è vita, capisci, non c’è vita in lui! È tristissima questa cosa! – Beh, mica tanto, magari se la passa bene ‘sto Sfero. Senza nessuno che ti rompe i coglioni alle volte… – COSA? – Niente. Tosse. Molta tosse. – Ah… no, mi era sembrato… comunque: per nascere gli esseri viventi devono separarsi dallo Sfero, ma questo comporta una colpa e questa colpa va pagata per tutta la durata della vita e poi infine la si espia del tutto solo con la morte. – Ma il tuo amico lì… aveva tendenze suicide vero? Prendeva psicofarmaci pesanti… – No. Che io sappia no, perché? – Niente, scherzavo. Fai come se non avessi detto niente. Tanto spiegata non fa ridere. E non fa ridere nemmeno non spiegata. Secondo me dovresti perdere meno tempo dietro a questi tipi strani che mangiano erba e sparano cazzate depressive. – Ma come? Senza filosofia non c’è vita. Poi ovviamente la vita non è sempre bella ma… – Senza filosofia c’è vita eccome. Prova con l’alcool. Aiuta molto molto. O, almeno: con me funziona. – E credi che si possa bere così, senza pensarci? Anche bere per dimenticare viene da una forma di pensiero. È solo una filosofia diversa. Ma il cervello ce lo hai e lo usi in ogni caso. Puoi solo scegliere di usarlo in un modo o in un altro. E quindi, girala come vuoi, al pensare non scappi. E la filosofia non è che pensare. E comunque vorrei davvero sapere in cosa Empedocle sarebbe più deprimente di te che bevi come una spugna. – Semplice: io faccio ridere. Lui no. – Ok, punto per te. Come stai? – Di merda, mi scoppia la testa. Hai un’aspirina? – No, io non uso le medicine perché fanno male. Solo rimedi naturali. – Freakettona di merda. – COSA? – Ho detto “freakettona di merda”. – Ah ecco. Mi era sembrato. – E ti era sembrato bene, ora mi vado a comprare un’aspirina e ci vediamo domani. Per oggi ne ho abbastanza. Speriamo che quel Dosso non sia qua fuori che mi aspetta. – Non si può mai sapere. Lui è molto spesso da molte parti, gira molto. Però alcune volte non c’è. – Tu sei un asso a consolare la gente. Te lo hanno mai detto? – No. – Beh, c’è un motivo.

Esco in strada e mi infilo in una farmacia. Mi infilo mezzo pacchetto di aspirine in gola, e ho la forte tentazione di infilarmecelo tutto. Mondo merda. Mondo merdissima. Che botta immensa. Voglio solo tornare da Giulia e farmi coccolare. Anzi no, perché tanto so che non mi coccolerebbe. Sofia, lei sì che mi coccolerebbe. Ma non posso tornare su, non ne posso più dei suoi discorsi da scoppiata. Al parco? No, al parco sarebbe la volta buona che ribeccherei il pazzo col bastone. Nessun posto dove nascondersi, pare. Andò a casa mia. Non che sia molto bravo a coccolarmi ma ci dovrebbero essere delle sigarette sul comodino. Meglio che niente. Mi faranno aumentare il mal di testa ma mi rilasseranno. E se il mal di testa salirà troppo chissenefrega, ho ancora l’altra mezza scatola di aspirine, e non escludo di comprare un’altra. Me lo merito un po’ di riposo e di respiro. E se la chimica è l’unica ad offrimelo… avanti con la chimica cazzo. Avanti con la chimica.

La mia casa è ancora sottosopra e rimettere a posto non è un’opzione. Non sarebbe nel mio stile, fra l’altro. Giulia ovviamente non c’è ma ora come ora sono molto più contento così, non ho l’energia che mi richiederebbe la sua presenza. Né quella fisica né quella mentale. Questi fottutti anni ’70 non hanno senso. Mi siedo e ci penso. Nei ’60 avevamo capito tutto e solo dieci anni dopo abbiamo già dimenticato tutto di nuovo e facciamo cose stupide in modo stupido e ci esaltiamo perché le stiamo facendo e molti di noi ne sono contenti perché non hanno capito un cazzo e amano non aver capito un cazzo. E ce ne andiamo tutti allegramente a fanculo in questo modo. Chissà cosa succederà domani. Sicuramente niente di buono. Noi umani non siamo niente di buono e non produciamo niente di buono, quindi come possiamo aspettarci che ci succeda qualcosa di buono? Ha ragione Sofia, sono un coglione depresso peggio dei suoi amici scoppiati. Metto su un disco mi Miles Davies. Mi fa male la testa. Accendo una sigaretta. Mi fa più male. Butto giù altre sei aspirine e mi preparo sotto mano la scatola nuova. Mi verso il fondo di una bottiglia di whiskey. Fanculo morte, non mi avrai vivo.

Guido G. Gattai

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