Pubblicato nell’ottobre del 2014, Il ricatto dei mercati è il primo libro della giovane economista palermitana Lidia Undiemi, divenuta famosa negli ultimi anni per le sue apparizioni televisive come esperta in vari talk show.
Preceduto dalla bella prefazione di Roberto Scarpinato, il testo della Undiemi ha sopratutto il notevole merito di rendere finalmente visibile un complesso intreccio di temi ai quali siamo tutti soggetti, volenti o nolenti, ovverosia il peso che i mercati e la finanza internazionale esercitano sulla vita democratica degli stati.
In generale il punto di osservazione scelto dall’autrice sta a cavallo tra economia e diritto, un ambito spesso sottovalutato ma che è virtualmente l’unico che permetta di ricostruire il sofisticato percorso attraverso il quale si è operato uno svuotamento di fatto delle prerogative dei singoli parlamenti a favore di organismi sovranazionali di natura privata o fortemente condizionabili da interessi privati.
Questo intreccio di poteri economici e finanziari è sopratutto quello che anima il percorso di riforme istituzionali che hanno portato, tra le altre cose, alla creazione dell’ESM (European Stability Mechanism), tema affrontato nel secondo e densissimo capitolo del libro.
Più breve e scorrevole è il terzo capitolo, intitolato Il diritto al lavoro e la logica dei mercati, che si apre con un breve spaccato degli anni a partire dai quali si è potuto assistere in Italia alle varie metamorfosi del mondo del lavoro, dal Piano del Lavoro della CGIL di Di Vittorio nel 1949 fino alle più recenti concertazioni in forma triangolare.
Queste ultime hanno legato “le politiche salariali ad obiettivi di programmazione economica nazionale, a loro volta subordinati a vincoli sulla spesa pubblica sanciti a livello comunitario”; ne è derivato che “il futuro dei lavoratori italiani e delle rappresentanze sindacali dipenderà sempre di più dalle dinamiche dei mercati globalizzati e dall’indebolimento delle prerogative dello Stato rispetto alle organizzazioni internazionali, in primis l’attuale UE”.
E’ questo il passaggio storico che porta dalla concertazione sociale (governo, sindacati e associazioni imprenditoriali) alla nuova forma del dialogo sociale europeo (con vari attori di livello internazionale).
Questo generale spostamento di poteri ha poi ricadute su questioni particolari come l’Articolo 18 dello Statuto del Lavoro, tema compreso nella famosa lettera della BCE consegnata al governo Berlusconi nel 2011.
Come noto sarà poi il Governo Monti ad compiere la storica modifica dell’Articolo 18 grazie alla legge 92/2012, opera della Ministra Elsa Fornero, la quale poi sconfesserà parzialmente la sua stessa creazione.
Fondamentale, in ogni caso, è che le parti sociali a livello nazionale riescano a comprendere la modifica degli assetti di potere a livello sovranazionale, rispecchiando nella lotta la rimessa in discussione di quel potere che toglie ai governi la possiblità di incidere sulla politica economica.
Nel capitolo successivo, Verso un nuovo ordine politico dell’economia, è invece introdotto il concetto di “economia del debito” attraverso l’interessante libro di Andre Gunder Frank Per una storia orizzontale della globalizzazione: un dato assetto economico che si è scelto di imporre mediante un preciso sistema di regole (politica dei tassi di interesse, politica del cambio, diritto delle imprese nazionali e multinazionali, regolamentazioni finanziarie, disciplina del mondo del lavoro, ecc) stà progressivamente entrando in crisi a causa della crescente incapacità degli Stati Uniti di finanziare il proprio disavanzo di conto corrente, possibilità che fino ad oggi è stata garantita dal fatto che il dollaro ha rappresentato la moneta di riserva mondiale.
Attraverso il conflitto ucraino che oppone in ultima analisi la Russia alla penetrazione del blocco UE-USA-NATO, fino all’importantissima dichiarazione di Fortaleza del luglio 2014, con cui il BRICS ha deciso l’istituzione di una banca alternativa al FMI, si aprono spazi nuovi nella politica mondiale in favore di un ordine potenzialmente molto diverso e meno favorevole al neoliberismo di quanto non lo fosse l’ordine passato.
Nel capitolo successivo Le trasformazioni del mondo del lavoro nell’era della finanza, l’autrice opera una sorta di ribaltamento, osservando le trasformazioni della globalizzazione “dal basso”, attraverso i meccanismi con i quali le aziende possono operare in outsourcing (o terziarizzazioni).
Grazie ad un’ analisi delle sentenze su casi di outsourcing l’autrice cerca di “delineare l’evoluzione di un fenomeno il cui studio è in grado di fornire […] le basi scientifiche per la realizzazione di una riforma volta a porre rimedio alle disfunzioni del capitalismo finanziario.”
In conclusione, lo spirito di fondo che anima il libro è almeno in parte riassumibile in poche frasi che la stessa autrice scrive nel primo capitolo:“Le proteste dei cittadini saranno sempre deboli finchè non si produrrà una consapevolezza diffusa dei fenomeni in atto. Il momento di crisi, poi, fa si che la maggior parte delle persone sia in cerca di una via d’uscita individuale, perdendo così di vista la complessità dei temi in ballo”.
Ecco, proprio affinchè non si perda più di vista la complessità dei temi in ballo, e quindi non si cerchino più vie d’uscita individuali a problemi che sono costitutivamente di natura collettiva, proprio per questo è assai utile la lettura di un libro come Il ricatto dei mercati.
Lidia Undiemi
Il ricatto dei mercati.
Ponte alle Grazie
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