Io sono Inutile! Ma no, non v’è alcun velo di pessimismo e depressione in ciò che dico, soltanto felice consapevolezza! Io sono inutile, e sono felice di gridarlo al mondo.
Vi spiego. Ebbene, non v’è dualismo alcuno tra utilità e inutilità.
Voi sapete che nei dualismi, filosoficamente intesi, il primo termine, generalmente, vince sempre sul secondo, ad esempio, bene/male, razionale/irrazionale, luce/buio, spirito/materia, mente/corpo, comunque…concentriamoci su utile/inutile.
L’utilità che vince sull’inutilità è quando, evidentemente, qualcuno o qualcosa giova a qualcuno o qualcosa. Esempio: il bidè, anche se molti non ne fanno mai uso, è un oggetto utile per la propria pulizia. Oppure: il libro, anche se molti non ne fanno mai uso, è qualcosa di utile, per imparare e aumentare la nostra conoscenza. Può uno stesso oggetto essere potenzialmente utile e inutile? Certamente, pensiamo a un parcheggio gratuito (utile), il quale diventa inutile se lontanissimo dalla nostra destinazione. È lecito pensare che gli esempi sovraesposti, che rientrano nel concetto di “utile che vince sull’inutile”, portano con sé, inevitabilmente, la componente opposta, ossia quella dell’inutilità. Allora sarebbe più corretto parlare di “utile strumentale”, ossia: qualcuno o qualcosa possono essere eventualmente utili a uno scopo, ma, con la stessa probabilità, possono essere eventualmente inutili, talvolta, pericolosi. Pensiamo a una terapia sperimentale che invece degli effetti sperati provochi danni irreparabili, o a un qualunque oggetto che pensavamo potesse facilitarci la vita, ma non funziona come pensavamo.
Se, al contrario, io considero l’oggetto x inutile, quindi, per così dire, non ripongo alcuna aspettativa in esso, quest’ultimo non solo non potrà deludermi (perché so a priori che non può farlo), ma potrà, con piacevole e improbabile sorpresa, tornarmi utile. Si parla a proposito di “utilità a posteriori che vince sull’inutilità a priori”. Un pezzetto di carta scarabocchiato, in attesa di essere buttato (apparente inutilità), è utile se lo incastriamo sotto la gamba di un tavolo per non farlo più traballare. Chiarito ciò, vi sarà altrettanto comprensibile il motivo per cui io mi consideri “il più inutile degli inutili”. Nel momento in cui io scrivo le canzoni, sono consapevole dell’inutilità dell’atto che realizzo. Ma non appena quella canzone sarà ascoltata, anche per una ragione casuale, e, in qualche modo, interpretata, anche se da un individuo solo e soltanto, allora io non ho più il rimorso di averla creata. Questa è l’utilità dell’inutile, la meraviglia della creatività; questo è ciò di cui mi occupo io, sempre alla ricerca dell’inutile.