Tamara era bellissima, profumatissima, elegantissima e anche altri due o tre issima, a scelta.
Un bel giorno, di tutto questo, Tamara si rese conto. Dapprima le fece piacere, poi iniziò a sentirsi un po’ troppo al centro dell’attenzione, poi iniziò addirittura ad ingrigire, perché non sapeva più chi le voleva bene per davvero e chi invece da lei non voleva che il suo viso, il suo profumo, il suo charme o altre due o tre cose. A scelta. Purtroppo, anche ingrigita, Tamara restava sempre bellissima, profumatissma, elegantisima e altre due o tre… no, ecco, ora solo due. Solo altre due cose a scelta. Che comunque, essendo a scelta, restano pur sempre moltissime.
Tamara decise così di andarsi a nascondere. Ma c’era sempre qualcuno che la trovava e iniziava ad amarla insopportabilmente. Pensò dapprima di nascondersi nella folla, ma nella folla la notano subito e dovette correr via a nascondersi ancor di più. Provò nel buio ma trovò i gatti che la vedevano benissimo e se ne innamoravano e la inseguivano nei vicoli, provò nel sole accecante ma anche dove nessuno la vedeva scoprì che i cani la trovavano benissimo, e la iseguivano innamorati del suo odore. Ne provò poi altre due o tre, chiaramente a scelta, ma non le riportiamo per ragioni di spazio. E comunque, tanto, non funzionarono nemmeno quelle.
Poi, un giorno, casualmente, trovò un libro. Lo aprì. Le pagine erano ferme, non sembravano guadarla, né annusarla, né tentare alcuna interazione con lei. Le toccò. Non erano poi gelide. Anzi, parevano calducce. C’infilò dentro un dito, mescolò un po’ la carta. Non sembrava troppo profonda. Si spogliò, mise un elegantissimo costume da bagno (di non eleganti non ne aveva) e si tuffò. Giusto per veder come fossero un paio di bracciate. Si trovò bene. Restò un po’.
Poi, quando ne ebbe abbastanza, ne uscì. Si rimise gli elegantissimi vestiti di prima (di non eleganti non ne aveva) ed essendo un po’ affamata decise d’andare ad acquistare un panino fresco dal panivendolo all’angolo. Il panivendolo, vedendola, praticamente non la riconobbe. La servì come un cliente qualsiasi. Non aggiunse neppure una crostatina. Le dette un panino. Fresco, perché così lo aveva chiesto. Ma neppure poi freschissimo. Prese i soldi e la salutò.
Tornando verso casa, Tamara smangiucchiava il panino e si guardava attorno. S’incuriosì dei volti dei passanti e si rese conto, con grandissimo stupore, che questi – invece – non la notavano. Qualcuno, se fissato a lugno, addirittura girava il volto stizzosamente.
Arrivò a casa, tolse gli stivali e la sopraveste, ripose gli orecchini e la collana, si guardò allo specchio. Era vecchia. Chissà per quanto tempo aveva nuotato nei libri. Ora aveva l’età di sua nonna. Non aveva fatto un minuto di palestra, non aveva messo una sola ditata di crema e non aveva preso il sole neppure una sola volta in tutti quegli anni.
Vecchia. Inutile al lussureggiamento e alla procreazione. Libera. Libera da ogni attenzione. In un attimo, quel pensiero la fece immensamente felice e la felicità le uscì in mille rivoli da un sorriso piccolo e immenso che non riuscì a trattenere, proprio lì davanti allo specchio. E lo specchio non poté fare altro che mostrare a Tamara quello stesso sorriso.
Era di nuovo bellissima.
Maledizione.
L’ha ribloggato su il rifugio di Claudio.
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Grazie mille! 🙂
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prego 🙂 ciao
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