Jim Torob era vestito in maniera elegante. Era una figura alta, capelli castano chiaro bel laccati, pelle liscia, due occhi azzurri molto penetranti.
Si accomodò sulla poltrona del suo studio, afferrò prontamente il calice di cristallo che aveva precedentemente riempito di un liquido viola molto denso e bevve. Subito si sentì più forte e sano, ogni forma
di stanchezza scomparve immediatamente e tristezza, rabbia, frustrazione svanirono lasciando spazio alla pace assoluta. Poi si mise a lavoro. Chiamò la sua segretaria, la russa Anna Ciccomew, che entrò prontamente nello studio.
– Oh, Anna, eccoti qui. Telefona al signor Eric Nous, digli che vorrei parlare con lui di un triste problema che non riesco a risolvere.–
La signorina Ciccomew, con celerità, corse a telefonare.
Torob sorrise e accarezzò il piccolo animaletto da compagnia che dormiva in una piccola cuccia accanto alla sua scrivania. Questo emise un piccolo gemito, poi iniziò a leccare le dita del suo padrone.
Pochi minuti dopo giunse di corsa Eric Nous.
– Eric, carissimo, abbiamo un problema.– disse Torob.
Eric osservò il bicchiere ancora sul tavolo.
– Hai iniziato ad assumere Inhuman plus, vecchio mio?– chiese il vecchio Nous.
– Sai, Eric, ogni tanto riaffiorano certe tendenze, come dire, animali, del tutto irrazionali che vanno represse. A tal proposito, come sai Oculus mi ha affidato l’ingrato compito di comandare le forze armate per gestire la pace in città. Fino ad ora sono riuscito a mantenere gli animi tranquilli, ma ora sto vacillando. Nei due quartieri più poveri, quelli più vicini alle Grandi Stalle, tra l’altro, sono scoppiate numerose rivolte contro il partito di Oculus. Lui stesso mi ha telefonato ieri per chiedermi come intendevo risolvere il problema. Rivolte, capisci Eric, e violente! Ho mandato due pattuglie di carabinieri e cinque sono stati uccisi. Non so davvero cosa fare.–
Nous si accomodò e si versò anch’egli la sua modica dose di Inhuman plus poi chiese, lentamente: – Quale sarebbe la causa di questa spiacevole rivolta che tu non riesci a sedare?–
– Gli allevamenti di animali. Sono troppo inquinanti e soprattutto violenti. Dopotutto cosa dovremmo fare: mangiare solo vegetali? Non ci darebbero abbastanza energia e poi troppe persone, in città, sono abituate a cibarsi della carne animale. Se limitassimo il consumo di
carne non faremmo altro che creare maggiori scontri in città. Senza contare che cedere a queste rivolte significherebbe mostrare un profondo segno di debolezza da parte del governo di Oculus. Non è il caso.–
– Hai perfettamente ragione, Jim. Ma come si fa a convincere queste persone che mangiare carne animale non è poi nulla di male? Che noi lo abbiamo sempre fatto senza problemi? Che non sono come noi, che sono inferiori, e dunque i loro gridi, lamenti, urla di dolore sono qualcosa che non ci appartiene come specie?–
Torob scosse la testa.
– I rivoltosi non si arrenderanno di fronte a queste constatazioni. Eppure usare la forza non è nemmeno la soluzione migliore. Manteniamo la calma e cerchiamo un’altra soluzione.–
Eric osservò pensieroso il suo bicchiere, poi si guardò intorno, osservando le pareti di vetro che avvolgevano lo studio, all’ultimo piano di un grande grattacielo, nel cuore della città.
– Io sono solo un senatore, non sono esperto in queste faccende.– disse Nous, – Ma credo che la cosa migliore sia una grande opera di propaganda. Andare nelle grandi stalle e mostrare che in realtà i nostri animali non stanno poi così male, che sono allevati con
rispetto, secondo i maggiori standard biologici, che la macellazione è rapida ed indolore.–
– Ma noi sappiamo che non è così– disse amaramente Torob. – Siamo ormai troppi e troppo affamati per poter garantire una lunga e dignitosa vita a questi animali. Li torturiamo e poi li ammazziamo nei modi più atroci. Ormai, in città, la maggior parte delle persone sono obese e, come dei sudici drogati, richiedono sempre maggiori quantità di carne, da mangiare ovunque ed in continuazione.–
Eric Nous increspò le labbra in un sorriso molto strano.
– Noi sappiamo che è così, non loro. Oculus controlla gran parte dell’informazione televisiva, la gente non sa veramente cosa succede nelle stalle, si affida al senso comune e a quello che raccontano alcuni vegani di turno. Se noi, autorevoli rappresentanti del governo,
costruiamo un video sulle Grandi Stalle e poi lo mandiamo in onda su tutte le maggiori reti televisive dimostreremo che sono i rivoltosi ad essere dalla parte del torto, e che il governo è dolce e misericordioso nei confronti di ogni essere vivente. Così eviteremo la guerra civile e potremmo continuare ad alimentare il business della carne, che tanti soldi frutta ai nostri allevatori, che fra l’altro, che rimanga fra noi, sono i maggiori finanziatori di Oculus ma anche delle associazioni ambientalistiche, che sicuramente ci daranno credito ad alimenteranno la nostra abile menzogna.–
Torob annuì, – D’accordo, facciamo così.–
Quel pomeriggio Eric Nous, pater emeritus della città, e Jim Torob, capo della polizia e delle forze armate per l’intera regione, attraversarono tutta la città su una berlina nera, fino a giungere alle campagne. La città era enorme, piena di grattacieli, splendore, vita, negozi, consumi. Enormi fontane, palazzi, scritte luminose confluivano a determinare benessere del paese. Le campagne, invece, recavano il segno dell’inesorabile e progressiva devastazione. Un enorme deserto, denominato aurea mors, avanzava lentamente verso la città. Man mano che si usciva dalla cupola protettiva e si entrava nella zona proibita, il perimetro esterno alla città, presidiato da centinaia di guardie e torri di vedetta, l’aria si faceva sempre più calda ed irrespirabile.
– La gente non deve sapere quel che succede fuori dalla città o scoprirà la più triste verità del nostro mondo. – disse Torob, – E’ per questo che Oculus, giunto al governo molti anni fa, ha fatto costruire questa barriera. Chiunque non autorizzato la superi, uscendo dalla città, verrà ucciso immediatamente. Adesso tiriamo fuori le mascherine ad ossigeno ed indossiamole–.
Le Grandi Stalle erano un complesso esteso cento chilometri quadrati, fatto di torri in cemento di osservazione, metri e metri di filo spinato elettrificato, e dalle case degli allevatori, protette dalla polizia.
Giunti presso gli allevamenti intensivi, Torob e Nous entrarono nella Torre Maggiore, la dimora fissa del Capo degli allevatori. Furono accolti dal suo maggiordomo che li condusse nello studio del suo padrone. Ventalis Occisio, il capo degli allevatori, era una figura grande ed imponente, estremamente grassa, con grosse mani da macellaio, vestita in maniera elegante, con un sigaro in bocca.
– Torob, Nous, carissimi! Ho saputo che sareste venuti, prego, prego, accomodatevi.– fece mellifluo il signor Occisio.
I due ospiti si accomodarono.
– Cosa posso offrirvi, signori? Del whisky o del cognac?–
Torob rifiutò dicendo che beveva solo inhuman plus, Eric invece, accettò.
– Allora, miei cari ospiti,– disse Occisio, – Sono molto curioso di sapere il perché della vostra visita.–
– Vede,– iniziò Torob, – In città ci sono stati episodi molto spiacevoli di rivolte di molti cittadini contro l’allevamento animale. Protestano per l’enorme potere inquinante della carne, per l’indicibile quantità di risorse, acqua in particolare, necessarie a produrre cibi di origine animale da immettere sul mercato. Non accettano i terribili e violenti metodi di macellazione che impiegate per sostenere l’enorme richiesta di carne. Ovviamente noi sappiamo bene quanto sia importante il consumo di carne per la nostra economia e quanto questo business sia apprezzato dal capo del governo. Tuttavia, per evitare di impiegare nuovamente l’uso della forza ed assicurarci la benevolenza dei cittadini, vorremmo girare un
documentario sulle vostre stalle. Ovviamente sarà tutto falso, ci mancherebbe altro, ma abbiamo bisogno di visitarle. Dobbiamo vedere.–
Occisio s’incupì profondamente e disse con voce grave, quasi minacciosa: – Se questo è quello che vogliono il capo della polizia e il senatore, su richiesta di Oculus, sarà fatto. Ma non credo che dopo quello che vedrete potrete ancora fare sogni tranquilli. A volte l’ignoranza è la cosa migliore. Quando la carne arriva sulle nostre tavole tutto il male che vi è stato dietro è ben celato alla mente. Ma dietro, ve lo posso assicurare, c’è stato un enorme male, una feroce crudeltà. Ovviamente a me non me ne importa niente. L’unica cosa che mi interessa è guadagnare un sacco di soldi per ingozzarmi come un maiale, ubriacarmi e fumare dalla mattina alla sera, comprarmi macchinoni giganti e fare la bella vita. Cosa me ne importa della vita di animali inferiori a noi?–
– Condivido pienamente le sue idee– disse Nous, annuendo.
Torob guardò fuori dalla finestra, osservando il deserto. Solo pochi anni prima lì cresceva ancora la vegetazione… con un rapido gesto bevve tre lunghi sorsi del suo liquido blu.
– Andiamo, allora– disse Torob. Ogni dubbio era sparito.
Riluttante, Occisio fece loro strada.
Le Grandi Stalle erano ben protette da cinque porte di metallo ciclopiche. Occisio digitò decine di linee di codici e le porte si aprirono una dopo l’altra. Appena entrati furono investiti da un fetore insostenibile. Centinaia di migliaia di corpi degli animali che loro più preferivano erano ammassati uno sull’altro. Urla di terrore e disperazione indicibili vibravano nell’aria. Gli animali si accalcavano, nudi e scorticati, l’uno sull’altro, si mordevano a vicenda. Un esemplare femminile, incinta, strisciò verso Occisio, emettendo lamenti dalla soffocante tristezza. Occisio le tirò un violento calcio spostandola dal suo cammino, facendola rotolare, sanguinante, lontano da lui. Questa gridò nel modo più terribile che Torob avesse mai udito. Subito infatti si affrettò a tirare fuori la sua fialetta di inhuman plus e a berne diverse sorsate.
Subito tutta la compassione e la tristezza nei confronti di quelle povere e maltrattate creature svanirono.
Si guardò intorno e vide altri corpi. Alcuni vomitavano sangue, altri, logorati da infezioni e ferite, erano pieni di malattie. Occisio si avvicinò ad uno di questi e gli infilò in gola una manciata di pastiglie di antibiotici. L’animale, a fatica, buttò giù le medicine.
– Non possiamo permettere che anche solo un capo di bestiame si ammali. Possono soffrire quanto vogliono, ma poi devono diventare grassi e non morire. Ognuno deve raggiungere almeno i 200 kg. Li ingozziamo di medicine e cibo sintetico per farli crescere prima – disse il Capo degli Allevatori, con un sorriso bonario.
Calpestò con le sue suole metallizzate la faccia di un animale che emise un grido straziante di dolore.
– Li droghiamo anche per non farli fuggire,– ammise Occisio, – e poi anche noi ci ritroviamo pieni di queste sostanze, per la catena alimentare, ma alla fine cosa ci importa?–
Prese un sacco di cibo sintetico ad altissimo contenuto calorico ed obbligò un esemplare a cibarsi di tutto il contenuto, infilandogli la testa dentro. Enormi pieghe di lardo si accumulavano in ogni parte del corpo dell’animale, il pelo quasi invisibile, per via delle violente tosature che lasciavano segni di abrasioni e cicatrici indelebili.
– Abbiamo quasi distrutto il pianeta per produrre il cibo per questi animali. Chi se ne fotte! Io voglio continuare a guadagnare miliardi ogni anno, non me ne frega nulla del nostro pianeta. Tanto prima o poi dobbiamo morire.–
Torob bevve dalla sua fialetta e, quasi spinto da una forza esterna, annuì.
Passarono alle sale di macellazione. Decine e decine di animali erano legati a delle catene, altri spinti dentro da delle pareti mobili e da alcuni allevatori, che indossavano camici verdi e bianchi e facevano uso di punte metalliche roventi.
Gli animali si trovavano a camminare su bracieri ardenti e poi venivano gasati.
– Per quanto tempo sono gasati e soffrono prima di morire?– chiese Eric Nous.
– Circa 10 minuti– disse dolcemente Occisio. – Non usiamo un’alta concentrazione di gas. Perciò soffrono di più. Non vi consiglio di guardare. E’ uno spettacolo raccapricciante.–
Quando, attraverso un vetro, i tre iniziarono ad osservare i tubi nella camera a gas emettere i loro vapori letali, e videro gli animali contorcersi, gridare, gettarsi verso le pareti sperando di fuggire, notarono i corpi squassati dall’agonia, Torob tirò fuori la fialetta, provò a bere ma constatò con terrore che il liquido era finito. Solo allora sentì affiorare in lui emozioni terribili, come tristezza e compassione, sentì una forza viva vibrare dentro di lui.
“No… no, devo resistere” disse fra sé. Eppure, più guardava più sentiva il suo cuore marcio e malvagio liberare un retaggio di vita, un debole campanello di allarme di fronte agli orrori che stava visionando. Non riusciva più a resistere, tremava, sudava, temeva che sarebbe scoppiato a piangere. Ma non doveva, non poteva…
– Eric,– gridò – hai dell’inhuman plus? Ti prego, sto male!–
E l’amico, da brava persona, s’infilò una mano nel taschino destro della giacca e gli consegnò una piccola fialetta della densa sostanza blu. Torod proprio nel momento in cui gli sembrava di morire e di perdere il controllo, bevve e, come per magia, tornò calmo e poté osservare la scena con un sorriso compiaciuto. Corpi che si dimenavano e contorcevano, spezzati in due dal dolore terribile.
Ghignando Occisio si accese un sigaro e si sentì onnipotente. Loro appartenevano ad una specie superiore e razionale e quindi si comportavano come barbari. Era l’evoluzione della civiltà: raggiungere l’apatia e poi, con loro sublime delizia, una sadica felicità.
Quella sera, quando Torob tornò a casa si accomodò sul divano e, grazie ad un enorme schermo nero sulla parete, visionò il documentario. Pieno di palesi falsità e finzione. Eppure sapeva che era la cosa giusta. Ripensò a quello che gli aveva detto Occisio: “A volte è meglio rimanere nell’ignoranza”. Soddisfatto, bevve un sorso di inhuman plus ed andò a dormire felice.
Fu svegliato la mattina seguente dalla segretaria, sconvolta.
– Signor Torob! Signor Torob!– gridò Anna Ciccomew, in preda alla disperazione.
Jim aprì gli occhi lentamente.
– Signorina Ciccomew, non mi sembra il caso di svegliarmi così la mattina presto! Sono solo le… sei e mezzo!–
– Signore sono desolata, ma è successa una cosa terribile!–
– Cosa?– chiese Torob.
– Il signor Ventalis Occisio è stato assassinato!– rispose gravemente la segretaria.
– Mio caro Torob,– disse Oculus, con una voce gelida e penetrante, – Ti rendi conto che la morte di Occisio porterà al caos più assoluto in città?! Nessuno si affiderà più al nostro governo. Siamo di fronte ad un colpo di Stato vero e proprio. Tocca a te risolverlo o, hai la mia parola, ti destituisco da ogni incarico! Arrivederci.–
Jim Torob riattaccò la cornetta in preda alla più feroce disperazione. “Non posso perdere il mio posto” pensò, “devo scoprire come è stato ucciso e poi chi è il responsabile!”
Mezz’ora dopo giunse nello studio di Torob il signor Nous.
– Jim, abbiamo un enorme problema!–
– Come se non lo sapessi.– sibilò Torob. – Abbiamo scoperto chi può
essere il responsabile?–
–Ho parlato con il medico che si è recato alle Grandi Stalle. Sicuramente non uno dei nostri cittadini, nessuno può uscire dalla città. Pensiamo si sia trattato di un animale.–
– Un animale?!– tuonò Torob, – Se viene fuori che il più importante allevatore della città è stato ucciso da una delle sue bestie tutti lo vedranno come un segno della sorte, come una specie di legge del taglione.–
– E’ stato spinto in una camera a gas e rinchiuso dentro. Azionati i dispositivi il gas ha causato un cortocircuito e poi Occisio è morto.–
Torob sbottò furibondo, – Eric telefona a tutti gli allevatori, dì loro di aumentare le dosi di droga nei cibi dei loro animali. Non devono più verificarsi cose del genere!–
Torob telefonò ai massimi rappresentanti della polizia che stazionava lungo il perimetro della città. Nessuno aveva visto entrare od uscire qualcuno dal confine. Confine, fra l’altro, sempre illuminato a giorno.
Nel pomeriggio Torob rilasciò un’intervista alla maggiore emittente televisiva. Disse, mellifluo, la voce velata di finta dolcezza: – Sono terribilmente triste per la morte di Ventalis Occisio. Dopotutto noi siamo grandi garanti della vita. Uccidere è uno degli atti più feroci che si possano compiere. Inoltre Occisio era un uomo assai virtuoso. Proprio ieri io e il senatore Eric Nous siamo andati a visitare le Grandi Stalle. Abbiamo notato tecnologie all’avanguardia, un trattamento ineccepibile degli animali (quasi troppo viziati, se devo essere sinceri), l’uso di materie prime di altissima qualità e una macellazione rapida ed indolore. Probabilmente qualche rivoltoso si è spaventato per il documentario che abbiamo girato nelle Stalle e ha deciso, con un terribile gesto di odio, di uccidere Occisio. Il documentario uscirà stasera alle 21:00. Invito tutti i cittadini a sintonizzarsi sulla vostra emittente così che possano vedere con occhi critici tale documentario. E sono certo che un’emittente libera ed indipendente come la vostra saprà apprezzare lo sguardo oggettivo di una telecamera.–
Quella sera Torob era nel suo studio, con un bicchiere di inhuman plus in mano, mentre nell’elegante stanza risuonava il Res irae del Requiem di Mozart. Sorrise soddisfatto. Era riuscito a cavarsela anche il quella situazione.
Eric Nous si accomodò a tavola con lui. Il capo della polizia scrisse distrattamente il nome della segretaria su un tovagliolo. Anna Ciccomew… riunì le lettere dell’anagramma: Meccanic Woman. Poi scrisse il suo: Torob… bell’anagramma di Robot. Osservò con non curanza le sue dita metalliche, il petto di ferro lucido, le gambe meccaniche, il volto di sottilissimo argento liscio. Anche Eric Nous, come tutti gli altri abitanti della città era un robot. Eric Nous fece ticchettare le dita di metallo e fili elettronici sul tavolino di legno. La segretaria entrò nello studio muovendosi come sempre a scatti e portando un vassoio con la cena.
Eric e Torob la ringraziarono ed ella, cigolando andò via.
Entrambi, dopo aver brindato al loro successo, si servirono una generosa porzione di carne… umana.