QUANDO LA STREET ART DIVENTA FUMETTO intervista a ALEX CALIGARIS

12194518_900140290040912_6505446591793896704_oAlessandro Caligaris è uno street artist e fumettista. Mi imbatto in un suo fumetto in libreria, “Revolushow” scritto con Antonio L. Falbo, e ne resto incantato. Mi capita la fortuna che – di lì a pochi giorni – Alessandro partecipa ad un raduno a Firenze e lo riesco ad incontrare. Scopro che ha già fatto anche un altra graphic novel – Hoarders – e ne sono così incuriosito che me la compro e me la leggo in 3 ore lì sul posto.
Poi restiamo in contatto e dopo qualche tempo mi viene in mente… perché non intervistarlo?

Per cominciare vorrei chiederti che tu ci parlassi un po’ del tuo mondo. I tuoi primi due libri parlano di uno stesso mondo, che in un certo senso è di fantasia ma allo stesso tempo potrebbe anche essere il nostro mondo visto con occhi diversi. Da dove nasce e come lo descriveresti a grandi linee a chi non ha ancora letto le tue graphic novels?

E’ effettivamente il nostro mondo visto con occhi diversi, come lo sono molte opere di fantasia, il libro s’incunea nella linea narrativa dove tematiche sociali forti incontrano modalità narrative fantascientifiche fortemente distopiche e caricaturistiche, al punto da apparire, attraverso una sorta di “torsione su se stesse”, quasi realistiche. Qualcuno potrebbe leggerci dentro la ricerca della codifica fumettistica del “disagio sociale” o della “lotta di classe”, ma tematiche così alte s’innescano nei due libri solo su situazioni grottesche e paradossali prodotte dai nostri  stessi “luoghi comuni”, portate all’estremo dell’estremità verso cui ci sta spingendo il sistema turb-ocapitalista. Entrambi i libri, da prospettive diverse, descrivono la nostra situazione di stallo in cui si continuano a creare dei “dentro” e dei “fuori” arbitrari e invisibili ma allo stesso tempo altrettanto reali e invalicabili,composti da interni “ampliati”, “controllati” e “ordinati” destinati a pochi fortunati, concepiti come serre, e degli “esterni” , ricolmi di masse umane ribollenti “senza arte né parte”, esclusi per non aver rispettato la Legge o direttamente dalla nascita, sempre in balia di feroci integralismi e interessi economici, spesso connessi alle forze oscure che dominano dall’alto delle loro “Torri d’avorio” dall’interno degli spazi “bonificati” ed “evoluti” e vivono sulle spalle dei controllati. Che ne dite , tanto diverso dal “deserto del reale”?

Ma un mondo non è solo un mondo, è anche un insieme di personaggi. Ogni tuo personaggio è ricco di simboli sia per come lo disegni, che per il nome che gli dai, sia anche per il comportamento. Ci parleresti di alcuni tuoi personaggi a cui sei più affezionato?

Nei miei libri sono proprio i personaggi a costruire la struttura portante su cui si sviluppa il mondo che li circonda. Sono personaggi lacerati che vivono in un mondo lacerato, compulsivi e tesi come “corde di violino” o totalmente assuefatti, anestetizzati e allucinati, in Hoarders si aggirano come “giullari tra le rovine”, mentre in Revolushow vivono per manipolarsi gli uni contro gli altri.
Un mondo abitato da anti-eroi, che vivono solo per la “riscossa” personale o sopravvivono per forza d’inerzia, ma, in questo nero marasma di annichilimento e iper-egoismo, per alcuni di loro come Mr. Kafka o Padre Tony “Fant’antonio” Thoreau in Hoarders, c’è ancora una misera possibilità di redenzione, se così la vogliamo chiamare, attraverso l’operare una scelta diversa, almeno una volta, senza seguire dogmatismi trascendentali, interesse personale o imposizioni sociali, spiazzano il “nemico” compiendo un gesto di rifiuto verso il compromesso che gli viene offerto, affermando fortemente che “Se non possiedi nulla…non hai nulla da perdere”! Quindi sei molto difficile da ricattare.

Sono “personaggi di sintesi” in cui si specchiano i nostri luoghi comuni e le nostre fobie, coniugandosi in maniera paradigmatica, attraverso un corto-circuito creato “ad ok” in cui collidono l’immagine, il nome, il “ruolo sociale”, il carattere e il modo di esprimersi, come si vede bene nel più recente Revolushow, in cui attraverso la creazione di una sorta di “metatesto” trasformiamo il lettore in telespettatore, o come ci piace chiamarlo, in “telelettore”, a cui questi personaggi parlano direttamente, come “voci latenti nella mente”.

Il tuo mondo, come abbiamo detto, non è solo fantasia ma anche commento al mondo moderno. Come vedi il mondo moderno?

In parte ho già risposto nella prima domanda, anche perché per me vale fortemente la regola che non esiste opera di fantasia senza realtà da cui attingere e viceversa, in più posso aggiungere che anche se “La Rete” ci offre sconfinate possibilità di dialogo e scambio di conoscenze, mai l’esercizio della “Ragione sociale” fu più limitato e controllato dagli organismi di controllo proto-fascisti mascherati da “libero mercato”, “Democrazie liberali”, integralismi religiosi o beceri populismi dal, non troppo velato, retrogusto destroide.
In molti di noi si trovano “in balia” del “terrore” Mass-Mediatico imperversante, che, tramite i suoi contenuti pregni di “banalità ininterrotta” alternata programmaticamente alla sensazione di “catastrofe imminente”, aumenta la consapevolezza dell’impotenza verso l’oppressione esterna, pubblicizzando la nostra “vergogna” e rendendola ancor più “vergognosa”, se possibile; io temo fortemente che al momento la nostra più grande e reale “vergogna” dovrebbe essere la nostra totale e quasi devota tolleranza al processo planetario di graduale limitazione della “Ragione”.

In un mondo del genere secondo te come possono muoversi gli esseri umani? Si può ancora fare qualcosa di inteligente o siamo definitivamente ed irrimediabilmente sudditi?

Intendi in un mondo in cui la maggior parte del “popolo” continua a venerare falsi miti, nonostante ormai le loro “maschere” siano cadute, mostrando il volto mostruoso di chi veniva ritenuto “buono” e “onesto”? Cosa possiamo fare in un mondo di eroi contraffatti, in cui ormai l’ombra della “truffa” s’affaccia in ogni dove? O continuiamo a votarci all’anastetico planetario del consumismo, connettendoci alla rete per partecipare all’infinito resoconto di “falsi conflitti” commentati all’infinito con il fervore di chi pensa che idee appena abbozzate o commenti sarcastici possano essere delle reali “opinioni sull’argomento”, riflettendo nei nostri profili web un “super-io” “sotto steroidi” e usandoli come surrogati o simulacri d’intimità, oppure poniamo dei seri limiti alla nostra partecipazione a questa allucinazione collettiva cercando d’individuare il “vero male”, ma ciò implica sofferenza: preferiamo essere sedati piuttosto che non “far finta di nulla”, guardare obiettivamente il mondo fa male, ormai è risaputo.
Avremmo dovuto acquisire la consapevolezza che ogni “rivoluzione” va ripetuta (e non solo su Internet come qualcuno vuole farci credere ultimamente), ed è solo dopo l’iniziale entusiasmo che può cominciare il vero processo di rigenerazione, scevro da qualunque illusione immaginaria; è stato palesato che non basta più “tagliare la testa del tiranno di turno”, è la società che ha dato vita al “tiranno” che deve venire completamente ritrasformata! Questo paziente lavoro di chiarificazione continua è quello che intendo con “esercizio della Ragione”, ed il vero “obiettivo rivoluzionario”, senza il quale i veri principi fondativi come “l’equità sociale” vanno a confondersi e mescolarsi con le solite illusioni di solidarietà e concordia propinateci ogni santo giorno.
Insomma, come diceva il pezzo di un noto cantastorie di mezzo secolo fa, non c’è bisogno di essere metereologi per capire da che parte soffia il vento, se la tanto bramata ricerca di Democrazia non s’accompagnerà indissolubilmente al perseguimento della giustizia sociale, non vedremo miglioramenti… anzi.

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