È molto recente una notizia davvero buona: il Buthan è il primo paese del mondo che ha invertito le proprie emissioni di CO2, diventando un paese che assorbe le emissioni piuttosto che farle crescere.
In occasione della nascita del figlio della coppia reale, chiamato Zhabdrug Kuchoe, è stata piantata una vera e propria piccola foresta, di ben 108.000 alberi. Il Re Jigme Khesar Namgyel Wangchuck e la regina Jetsun Pema vivono in uno stato in cui la Costituzione stabilisce che almeno il 60% del territorio debba rimanere foresta, sebbene questa possa diventare una risorsa economica in un paese che non è ricchissimo. Ciononostante il Bhutan ha scelto un altro modello di sviluppo, che tenga conto sul rispetto della natura.
Il Bhutan non è nuovo a imprese come quella compiuta di recente: nel 2005 in una sola ora furono piantati circa 50.000 alberi, stabilendo il record mondiale. Naturalmente lo sforzo del Buthan è lontanissimo dal poter anche solo intaccare le emissioni globali, che hanno raggiunto una dimensione difficile anche solo da immaginare: negli ultimi anni è stato raggiunto un picco di emissioni globali superiori a ben 34 miliardi di tonnellate e vi è la quasi certezza ormai che la sola diminuzione delle emissioni non sarà sufficiente a contenere il riscaldamento globale al di sotto dei due gradi centigradi.
Accanto a questo indispensabile obiettivo sarà necessario cercare di estrarre la maggior quantità possibile di CO2 dall’atmosfera, cosa che può essere fatta anche piantando alberi in aree che hanno visto per lunghissimi periodi un’intensa deforestazione, come parte della Russia, gli Stati Uniti, la Cina e l’Europa. Piantare alberi servirà però sopratutto a restituire aree alla biodiversità animale e vegetale.
In entrambi i casi il Bhutan potrebbe essere di esempio: la strategia di piantare alberi ha preso piede in varie parti del mondo con risultati a volte eclatanti (si pensi al caso, unico nel mondo, del Green Belt Movement di Wangari Maathai che ha piantato oltre 40 milioni di alberi in quaranta anni o al progetto Plant for the Planet). Importanti sono anche alcuni dei risultati ottenuti dal governo cinese. La speranza è che questi esempi riescano a far maturare un approccio nuovo e meno ipocrita ai problemi di conservazione ambientale: i recenti (e meno recenti) summit come quello conclusosi nel dicembre 2015 a Parigi, privi di ogni seria esecutività politica, sono da sempre la strada migliore per posticipare le decisioni.
Il Bhutan ci sta dando l’esempio di come le cose potrebbero essere fatte: rispetto per la natura, azzeramento delle emissioni e riforestazione.
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