Si è venuto a creare un un losco figuro, un criminale per definizione cioè un criminale che non esisterebbe se non lo definissimo. Spaventoso e terribile, fuori da ogni legge già solo per la sua esistenza, spaventoso e minaccioso: l’esterno.
L’esterno è colui che si trova in un luogo in cui non gli è permesso stare, per definizione. Quindi è criminale senza infrangere la legge. Non confondiamolo con l’invasore bello e buono: l’invasore entra in una proprietà privata oppure in una nazione nella quale non è desiderato. L’esterno no. L’esterno non entra in alcuna proprietà privata, e se ne ne sta nel suo paese. Ma si trova ad entrare in una proprietà pubblica (quindi anche sua) dove non lo si vuole far entrare (!?!). Per questo – a differenza dell’invasore – l’esterno è un concetto legalmente definibile e definito, ma filosoficamente un vero paradosso. La legge può definire, sostenere e reprimere qualsiasi cosa. Ma alcune cose la filosofia non può riconoscerle: se l’invasore è un intruso di fatto, l’esterno è puro delirio di controllo.
Mentre tutti possono riconoscere un invasore, solo lo stato può inventare di volta in volta chi è esterno e dove. Tu che mi leggi in questo momento, potresti diventare esterno se solo lo stato o qualche pazzo burocrate lo decidessero.
L’esempio dei famosi tornelli di Bologna è un caso tipico: si voleva riservare l’accesso alla biblioteca univesitaria solo agli “interni” e chiudere fuori gli “esterni” all’univiersità. Il problema è che l’università è un luogo di tutti, pagato da tutti e nasce proprio per l’uso e l’incontro di tutti. L’ospedale può avere “esterni” perché ci sono delle persone deboli al suo interno che possono essere danneggiate da chi si muove maldestramente. Già si fa più fatica a considerare esterno un normale cittadino che volesse visitare una scuola inferiore: l’asilo nido, le scuole elementari e le medie inferiori contengono minorenni inermi è vero, ma finché il cittadino non tenta alcuna azione illegale possiamo davvero tenerlo fuori? Secondo alcuni sì, perché “potrebbe compiere atti illegali”, ma secondo altri – più ragionevoli – tutti possono sempre ed ovunque compiere atti illegali: che facciamo, chiudiamo i giardini pubblici? Ammanettiamo i genitori? Eh sì, perché la maggior parte delle violenze su minori accade in famiglia, quindi?
Ma il delirio inizia, come abbiamo accennato prima, là dove si inizia a parlare di scuole superiori ed università dove – palesemente – non ci sono né malati né tanto meno persone non in grado di difendersi, né intellettualmente, né tanto meno fisicamente.
Ma anche lì pazzi burocrati inseriscono sempre norme di controllo per paralizzare le terribili e pericolosissime attività dei possibili “esterni”.
Ovviamente non si può concedere ad un “esterno” di entrare in una classe in cui vi sia una lezione in corso, ma a che titolo gli si vieta di passare per il corridorio? Potrebbe schiamazzare, potrebbe gettare rifiuti per terra oppure accovacciarsi sul pavimento e dormirci? Sì, va bene. Potrebbe. Ma normalmente non lo farà. Allora perché correre ai ripari prima che avvengano diasagi che poi di fatto qusi certamente non avverranno?
Il vero problema è anche qui, come in ogni settore della società, quello che Illich chiama “la polarizzazione del potere” ed Huxley, più semplicemente, il potere centrale. L’accentramento del potere sempre maggiore crea mostri e problemi e inquina le nostre emozioni, tanto quelle individuali quanto quelle dell’intera società. Appena un succube (succube = suddito che si illude di essere cittadino perdendo con questo anche la minima libertà derivante dalla consapevolezza di essere suddito) del potere centrale ottiene un po’ di potere, abituato alla sua completa sottomissione, tende a sottomettere tutti coloro che può sottomettere nella maggior quantità di aspetti possibili ed al maggior grado possibile.
Sic transit gloria mundi. L’esterno è “estraneo”, chissà cosa potrebbe pensare, volere, fare… non ha un ruolo definito, stipendiato, accertato, quindi costituisce un incognita. E ciò che è ncognito sfugge al controllo, almeno in minima parte.
Invece di cercare di spezzare le proprie catene il succube cerca di crearne di ancor più forti per gli altri succubi, perché la paura radicale che ormai lo domina lo convince che quella è l’unica libertà a cui potrà mai aspirare e che non ci siano strade verso la libertà, ma solo strade verso una sempre più completa oppressione di tutti verso tutti.
E così ecco che nasce un nuovo criminale: l’esterno!
Uno dei tanti criminali da cui il potere centrale dice di proteggerci ma che non esisterebbe nemmeno se non ci fosse il potere centrale.
Sarebbe solo un passante.