Le Luci della Ribalta

Le luci della ribalta venne realizzato da Charlie Chaplin in un periodo complicato della sua vita: dopo l’uscita di Monsieur Verdoux del 1947 era stato infatti accusato di essere filocomunista nonostante non avesse mai dichiarato le sue opinioni politiche, probabilmente perché in molti dei suoi film aveva analizzato la situazione tragica dei lavoratori e dei poveri. Era quindi divenuto uno dei bersagli del movimento innescato dal senatore Joseph McCarthy che aveva adottato la pratica di accusare di slealtà politica e sovversione i propri avversari politici, anche in caso prove insufficienti e spesso con l’uso di metodi sleali d’investigazione e d’accusa.
Nel 1951 Chaplin cominciò a girare quello che sarebbe divenuto il suo ultimo film in America: “Le luci della ribalta”. Proprio nel 1952 arrivò la condanna per “gravi motivi di sfregio della moralità pubblica e per le critiche trasparenti dai sui film al sistema democratico del Paese che pure accogliendolo gli aveva dato celebrità e ricchezza”. Questa accusa gli fu fatta pervenire proprio mentre lui e la sua famiglia erano diretti in un viaggio in Europa, per la prima mondiale a Londra del film: durante la navigazione gli venne comunicato che non sarebbe più potuto tornare in America e così si stabilì in Svizzera.
Sempre a causa dei problemi col maccartismo il film, proiettato solo in poche sale negli Stati Uniti, rimase quasi inedito sul territorio americano fino al 1972, ma lo stesso anno vinse un Oscar per la miglior colonna sonora.
Ma diche parlava “Le luci della ribalta”?
La storia dei personaggi è ripresa dall’infanzia di Charles ma soprattutto dalla storia di suo padre che aveva fatto la fame dando piccoli spettacoli sui marciapiedi di Londra e come Calvero che ormai vecchio deve fare i conti col tempo che passa inesorabilmente così anche Chaplin, ormai quasi al termine della sua carriera.
Un tempo famoso e acclamato clown ma ormai alcolista, Calvero (il personaggio interpretato da Chaplin) si ritrova per caso a salvare la vita alla giovane ballerina Terry che aveva cercato il suicidio a causa della depressione. Clavero la porta a casa sua ed ha cura di lei cercando di infonderle fiducia in se’ stessa e nella vita così la ragazza riesce a riprendersi dalla paralisi momentanea che l’aveva colpita a causa del suo passato travagliato (rimasta orfana da bambina con sua sorella costretta a prostituirsi) e riesce cosi a tornare a ballare ed ad aver successo. Calvero però non ha la stessa fortuna e nonostante Terry gli abbia dato sicurezza e voglia di tornare sul palco, non ha molto successo.
Fra i due sboccia un amore impossibile, la loro differenza di età è molta, ma questo non ferma Terry che gli chiede di sposarla. Calvero però sa di essere troppo vecchio per lei e non vuole legarla a se’, quindi decide di abbandonare la propria casa e di diventare un’artista di strada.
I due si rincontrano casualmente in un bar e Terry , ormai al culmine della suo successo, propone a Calvero di far parte del suo spettacolo in una serata di beneficienza. Calvero accetta e lo show si rivela un successo straordinario durante il quale però egli va a cadere, tra le risate generali, sull’orchestra. Il pubblico applaude, ma il cuore del clown non ha retto allo sforzo. Calvero muore poco dopo.

Questo film mi ha particolarmente sorpresa.
Quando mi è stato proposto mi sono un po’ preoccupata perché non avendo mai visto niente di Chaplin. Pensavo sarebbe stato lento e noioso oppure una classica storia d’amore, di quelle languide e sdolcinate, al contrario vedendolo mi sono anche divertita. Ho trovato questo film coinvolgente sopratutto per i temi di cui tratta: l’importanza della vita, la felicità, l’umanità, la dignità e l’altruismo e per il modo in cui lo fa, mescolando comicità con drammaticità.

Calvero: Si la vita è meravigliosa, se non se ne ha paura. Tutto quello che ci vuole è coraggio, immaginazione … e un po’ di soldi.
[Terry singhiozza piangendo]
E adesso che le prende?
Terry: Non potrò più danzare. Le mie gambe!
Calvero: Ah è isterismo! E’ lei che lo vuol credere.
Terry: Non è vero.
Calvero: Sì, altrimenti si batterebbe.
Terry: Per cosa dovrei battermi?
Calvero: Ah, vede? Lo ammette. Per che cosa dovrebbe battersi. Per tutto! Per la vita stessa. Non le basta forse? Per viverla, soffrirla, goderla. Per che cosa battersi? La vita è una bella, magnifica, cosa. Anche per una medusa! Per che cosa dovrebbe battersi. E poi lei, lei, ha un’arte. La danza.
Terry: Non si danza senza le gambe.
Calvero: Conosco un uomo senza braccia che sa suonare uno scherzo sul violino con le dita dei piedi. Il guaio è che lei non vuole battersi. Lei si è arresa. Non fa che adagiarsi sui malanni e sulla morte. Ma c’è una cosa altrettanto inevitabile quanto la morte, ed è la vita. Viva, viva, viva! Pensi alla forza che è nell’universo, che fa muovere la terra e fa crescere gli alberi. C’è la stessa forza dentro di lei. Purché solo, abbia il coraggio e la volontà di usarla.

Gemma Pallanti

 

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