Dopo l’attacco politico ai danni dell’Istituto Marco Polo abbiamo deciso di dedicare un’approfondimento all’accauduto intervistando proprio il protagonista dei fatti: il preside Ludovico Arte.
Signor Preside, innanzitutto grazie per la sua disponibilità e per il suo tempo. Conosciamo, per aver letto, ciò che è accaduto relativamente alla sua iniziativa inerente alle elezioni del 4 marzo, ma potrebbe comunque farci un riepilogo dell’accaduto?
Sì, allora, noi, tutte le volte che c’è una consultazione elettorale (lo abbiamo fatto cinque anni fa per le elezioni politiche, lo abbiamo fatto per il referendum), riteniamo importante che i ragazzi, così come gli insegnati, vengano informati. Il modo, secondo me, migliore perché questo avvenga è che i rappresentanti dei partiti che si candidano alle elezioni vengano e illustrino il loro programma ai ragazzi e agli insegnati. Così ho fatto una cosa molto semplice: alcuni giorni prima delle elezioni ho preso sostanzialmente la scheda elettorale e ho chiesto ai rappresentanti di tutte le liste che si presentavano se fossero disponibili a venire a scuola per un incontro. Hanno accettato tutti inizialmente, quindi ho prenotato il teatro e iniziato ad organizzare il tutto. Successivamente è nata la famosa questione “Casa Pound”: prima Liberi e Uguali e poi all’ultimo minuto il Partito Democratico, hanno comunicato che, se fosse stata presente Casa Pound, non sarebbero stati disponibili a partecipare al dibattito, un po’ con lo slogan che “con i fascisti non si parla”. Io ho ribadito il mio punto di vista: come Preside della scuola, come rappresentante di tutti, non posso discriminare una lista piuttosto che un’altra, dal momento che lo Stato ha accettato la sua candidatura. Così, al di là delle mie posizioni, che poi sono abbastanza note (la nostra scuola ha una frase di Gramsci attaccata alla parete principale, quindi si può anche immaginare come la pensi io), proprio perché la mia scuola è basata sull’accoglienza, mi sembra giusto, in un paese democratico, dare spazio a tutti quelli che si candidano alle elezioni. Questa è la mia opinione, anche se evidentemente non coincide con quella di molti partiti. Quando a quel punto mi sono trovato con due delle sei liste che non si presentavano al dibattito, allora mi sembrava che mancasse la pluralità delle voci e all’ultimo minuto mi sono trovato costretto a “trasformare” l’incontro: essendo troppo tardi per annullarlo del tutto, perché ragazzi ed insegnanti erano già stati convocati, alla fine abbiamo deciso di fare una riunione a porte chiuse, in cui fra di noi abbiamo discusso di politica, delle varie posizioni, delle differenze fra i vari partiti e abbiamo spiegato i metodi di votazione, come funziona il sistema elettorale, comunque è venuto fuori un bellissimo incontro, anche se non quello che era inizialmente previsto.
Quindi, secondo lei, che cos’è che non ha pienamente funzionato, l’applicazione di principi democratici?
Io penso di aver fatto ciò che era giusto fare, sul fatto che alcuni movimenti non si siano presentati, erano liberi di farlo, anche se la ritengo una scelta sbagliata. Ora aggiungo una cosa, secondo me, come ho detto anche durante quei giorni, in un paese democratico, tutti dovrebbero dichiararsi antifascisti, perché il nostro paese e la nostra costituzione nascono dopo il fascismo. Poi si può discutere sul fatto che sia giusto o non sia giusto che una lista che si ispira esplicitamente o implicitamente al fascismo si possa o meno candidare alle elezioni.
In più le elezioni hanno dimostrato che non è stato un tema esageratamente sentito dalle persone che poi hanno votato 5 stelle o Lega in maggioranza e che non c’è un vero pericolo fascista: non è che Casa Pound abbia ottenuto poi il 20%, no? Mi è sembrato che quindi alla fine si sia fatto un gran polverone su un tema che non è quello più sentito in questo momento, perché altro sarebbe stato se poi Casa Pound avesse ottenuto un largo successo elettorale, allora si poteva discutere sul fatto che effettivamente ci sarebbe stata una minaccia di quel tipo, in realtà ha preso lo 0,8% circa. Alla luce di questo mi è sembrato che i ragazzi abbiamo solo perso un importante incontro informativo.
Quindi secondo lei com’è che andrebbe attuata la democrazia nelle scuole?
Penso che si debba dare voce a tutti, poi la scuola dovrebbe fare educazione e attraverso questa educazione e l’insegnamento della storia, far capire che ci sono stati dei regimi, che cos’era il fascismo, che cos’era in nazismo e via discorrendo. Quindi io nella mia scuola, ad un ragazzo che si dichiara fascista non posso e non devo togliere la parola, perché non mi sembrerebbe giusto: si apre una discussione interna alla scuola, si prova a cercare di spiegare cos’era appunto quel preciso regime. Però la libertà di pensiero c’è e deve esserci, altro se poi si tratta di vera e propria propaganda che lo promuove. Dialogo, informazione, cultura, conoscenza, non certo riduzione e limitazione della libertà di pensiero. Democrazia nella scuola significa rispettare tutti, fra l’altro, come saprete benissimo voi ragazzi, alla consulta degli studenti è stato eletto un ragazzo vicino a Casa Pound, ciò vuol dire che democraticamente molti ragazzi hanno deciso di votarlo. E che si fa? Gli si toglie la parola? Non si discute con lui? Forse, insisto, bisogna riflettere tutti e confrontarci, chi ha argomenti ed idee differenti cerchi di affermare le proprie.
A proposito di ragazzi, risulta che in quest’esperienza, che aveva una modalità di apprendimento che non si limita soltanto alla semplice didattica frontale o tradizionale, gli studenti fossero d’accordo, giusto? Come si sono posti i ragazzi di fronte a questa sua iniziativa?
Gli studenti erano tutti d’accordo: iniziative del genere sono sempre state fatte e molto apprezzate; lo sarebbe sicuramente stata anche questa volta, poiché era un’occasione per i ragazzi per informarsi sulle differenze fra i vari partiti che si presentavano alle elezioni. Guardi, quando poi è nata la famosa polemica, se non tutti certamente almeno il 90% dei ragazzi hanno espresso, anche durante quell’assemblea a porte chiuse, il dispiacere per il fatto che non fosse stato possibile quel dibattito, fra l’altro esprimendo quasi tutti posizioni molto critiche verso Casa Pound. Tutti hanno affermato che avrebbero voluto assistere al confronto e fare domande sulle idee che propongono i vari partiti, anche Casa Pound.
Lei in prima persona invece come l’ha vissuta questa faccenda?
Guardi, io l’ho vissuta con grande dispiacere. Scrivo sui giornali, esprimo le mie idee in modo abbastanza chiaro, la mia scuola, come affermavo in precedenza, è l’unica a Firenze che ha un grande murales esterno con una frase di Gramsci scritta a caratteri cubitali e sta facendo l’accoglienza a tutto campo un principio fondante, quindi si può benissimo capire come la penso. In definitiva mi è molto dispiaciuto che i partiti, da un certo punto di vista più vicini alle idee che sento, quelli con ideali più progressisti, abbiano espresso una posizione di questo tipo, che io, ripeto, ritengo sbagliata: sarebbe stato giusto che loro fossero venuti e avessero tenuto un confronto, magari contestando le idee di altri partiti, anche in modo duro, in modo tale che i ragazzi avrebbero potuto farsi le proprie idee. Quindi io certamente, finché sarò Preside, continuerò a proporre queste iniziative. D’altra parte poi, anche in televisione, mille volte ai dibattiti che ci sono stati, Casa Pound è stata invitata. Io ho visto anche dibattiti fra Casa Pound e Potere al Popolo, il partito più lontano dal primo, quindi non si capisce perché a scuola non si debba fare. La scuola deve essere un luogo in cui si confrontano le idee di tutti e ci deve essere pluralità di opinioni: i ragazzi devono poter avere la possibilità di vedere rappresentate tutte le idee e poi farsi la propria. Ho fatto una volta ad una radio una battuta che adesso ripropongo: ho la sensazione che alcuni politici oppongano al fascismo del terzo millennio le idee del comunismo del secondo; cioè che alcune idee intolleranti oggi presenti, si combattano con slogan un po’ vecchi, che appartengono ad una fase politica superata.
Anche se ha anticipato la mia domanda voglio comunque porgergliela in modo da precisare e confermare ciò che ha detto: questa esperienza non l’ha amareggiata a tal punto che ha deciso di limitare o addirittura eliminare queste forme di apprendimento, giusto?
Non se ne parla nemmeno, assolutamente no. Naturalmente mi sono interrogato su quello che è successo e ne ho parlato anche con le persone che non hanno partecipato all’incontro, però siamo rimasti su idee diverse ed io mi auguro che in futuro le cose cambino e per quello che mi riguarda, la prossima volta che ci saranno le elezioni, continuerò a proporre incontri ed iniziative con i ragazzi, con gli insegnanti e con tutti i partiti, perché continuo a pensare che sia la cosa più civile di questo mondo. Il confronto fra tutte le idee di tutte le persone che si presentano alle elezioni mi sembra la cosa più democratica da fare e continuerò a proporlo. D’atra parte in passato è sempre stato possibile realizzarlo, questa è stata la prima volta che è successa una cosa del genere e spero che sia l’ultima, ma la riproporrò senza alcun dubbio.