ANCELLA SÌ, PERÒ…

Si dice spesso che tutte le scienze siano ancella della filosofia, e questo è sicuramente vero se pensiamo che la filosofia, il ti estì, è l’inevitabile scaturigine di ogni altro quesito, di ogni altra ricerca. Ancelle sono le altre scienze e non figlie, perché non possono sostituire la filosofia, non possono vivere senza di lei e a lei debbono sempre tornare con umiltà ogni volta che si pone un problema di fondo nel loro campo di ricerca.
Questo ruolo ancillare però è stato spesso frainteso e rifiutato, o – per meglio dire – rifiutato perché frainteso. Se mi dicessero che il mio campo di studi è servo di un altro anch’io reagirei con un rifiuto, chi non lo farebbe? A maggior ragione oggi che la postura sociale più diffusa è l’individualismo iperegoico. Ma se è vero che la sociologia è ancella della filosofia è anche vero che la filosofia non può evitare le questioni sociologiche senza divenire astrazione. Se è vero che la pedagogia è ancella della filosofia è anche vero che la filosofia non può evitare le questioni pedagogiche senza finire con l’estinguersi. E via e via…
Non a caso si dice che sono ancelle e non serve. L’ancella doveva essere presa molto giovane, educata, affezionata, perché entrava in camera da letto della regina, la nutriva, la vestiva ed aveva – quindi – una grande quantità di occasioni per ucciderla o anche solo derubarla.
Il paragone è perfetto: pensiamo alle “ancelle” più indisciplinate come la medicina che hanno derubato la filosofia e tentano spesso perfino di ucciderla rendendola obsoleta, illegale, tappandole la bocca.
Per una più sana convivenza delle scienze ci vorrebbe un’accettazione reciproca maggiore, un’acettazione degli altri, delle altre scienze e del proprio ruolo. Una filosofia che ignori le proprie ancelle è una filosofia sterile e vuota, un’ancella che ignori la filosofia è presto in preda al puro delirio e alla disconessione sistematica: chi pensa al particolare senza guardare al generale finisce sempre per farsi sfuggire di mano le conseguenze delle proprie azioni.
E anche qui il paragone tiene: una regina che maltratta un’ancella può farsi derubare od uccidere, ma se un’ancella deruba ed uccide perde il lavoro e si trova ben presto ad affrontare una vita ben dura, piena di difficoltà anche talvolta terribili.

Guido G. Gattai

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