Dobbiamo essere stupidi, si sa, se non sei stupido non ti integri, se non sei stupido fanno di tutto per fartici diventare. Banale no? Come ben sappiamo il sistema mediatico consumistico da tempo mina i nostri neuroni, ma non è certo il primo sistema sociale a volere sudditi stupidi, è quello che hanno quasi sempre voluto quasi tutti i sistemi sociali in fondo. Come sempre: il consumismo è soltanto più bravo in quello che la maggioranza dei sistemi sociali prova da sempre a fare.
Ma il consumismo, come d’altronde quasi tutti gli altri sistemi sociali da quasi sempre, non ci vuole soltanto più stupidi. Non attacca solo i neuroni votati al calcolo o quelli votati alla comprensione di un testo scritto. Il consumismo, come quasi tutti i sistemi sociali in quasi ogni epoca, è a caccia di neuroni specchio: ci vuole apatici, freddi, crudeli, vuole uccidere la nostra empatia.
Chi esercita violenza ha infatti da sempre il brutto problema di sembrare cattivo a chi non la esercita. Se vuoi esercitare violenza senza essere disapprovato una delle cose che ti servono di più è che tutti siano almeno un po’ violenti, se sei un egoista pazzo qual che ti serve è che tutti siano almeno un po’ egoisti pazzi. Così invece di essere considerato un pazzo egoista e violento sarai considerato un essere umano normale molto bravo in quello che fa. Insomma: se l’omicidio di prostitute fosse in voga come sport Jack Lo Squatatore non sarebbe considerato un serial killer ma un grande atleta.
Quello che ci mostrano le ricerche di Giacomo Rizzolatti e del suo team di Parma riguardo ai neuroni a specchio, è che questi neuroni sono molti e sono alla base di quasi ogni principio umano sia relazionale che autopercettivo. Insomma: la grande rogna del potere in ogni tempo è che gli esseri umani non soltanto nascono maledettamente buoni ma che l’essere buoni è per di più una delle loro principali funzioni. La legge karmica non è piu mistica ma biologia provata.
Anche senza conoscere l’esistenza dei neuroni specchio, come detto poco sopra, il potere li ha sempre combattuti. L’esistenza dell’empatia non è mai stata un segreto d’altronde, da ben prima delle ricerche parmigiane – dall’inizio dei tempi oserei dire. E allora se sei un pazzo sanguinario ed egoista come fai ad instaurare un regno di dolore e terrore? Non è facile ma nemmeno impossibile. Pensate ai romani per esempio: mettere dei poveracci ad essere sbranati davanti a tutti è una fantastica idea per bruciare i neuroni specchio. Tu vai sugli spalti del circo massimo perché se non ci vai vieni guardato male e poi potrebbe venire in mente a qualcuno che sei strano, diverso, e che quindi sia una buona idea metterti in mezzo al circo invece che sugli spalti. Quindi ci vai. Per paura, ma ci vai. A forza di andarci e veder morire male degli esseri umani i tuoi neuroni specchio vengono sovrastimolati e i neuroni sovrastimolati, come ben sappiamo, muoiono. O quanto meno smettono di reagire agli stimoli (ricordate? Alla ripetizione dello stimolo la reazione si annulla).
Ma il circo coi leoni è niente. Innanzitutto i poveracci sbranati venivano prima demonizzati. Veder morire una persona quando non la consideri nemmeno una persona non è certo traumatico come veder morire un amico o un fratello. Anche in questo il consumismo è molto più bravo. Pensiamo ai bambini africani. Prima la televisione te li fa amare, ti ci fa affezionare, ti mostra le loro struggenti storie. E poi – anzi contemporaneamente – te li fa vedere morti al telegiornale, magari lo stesso telegiornale in cui hai appena sentito parlare della loro storia. Anche se non ti mostrano esattamente la morte della persona di cui hai sentito la storia il parallelo è facile e tu non puoi far niente per aiutare quei bambini, al massimo ne adotti a distanza uno, due, cento, ma alla fin fine sai che quelle cose continueranno a succedere e succederanno esattamente nel mondo che ti è stato ben mostrato: un modo orribile, terrificante, privo di ogni salvezza possibile, al massimo rallentabile ma ineluttabile. Quando vedevi altri esseri umani nel circo non potevi scendere a salvarli perché altrimenti il leone ti avrebbe sbranato. Qui peggio: puoi fare tutto quello che vuoi per aiutare quei bambini. Ma i tuoi sforzi non basteranno mai. E, di più: la televisione, i media in genere, ben ti spiegano che non è un perfido imperatore ad ucciderli ma li uccidi proprio tu, con il tuo stile di vita. Cosa che – in effetti – è del tutto vera.
Ma i bambini africani sono solo uno dei tantissimi modi di uccidere i neuroni specchio che il consumismo ha. Pensiamo agli animali. Da bambino te li fanno amare. Ci sono film su film e cartoni animati su cartoni animati che ti educano ad un animalismo così spinto da equiparare forse non solo i diritti ma perfino le capacità cognitive di un animale a quelle di un essere umano. Poi ti fanno la pubblicità della carne e se non mangi cadaveri di animali ti discriminano. Crescendo vedi video di una violenza inaudita che mostrano i processi più orribili che avvengono nei mattatoi. E se diventi vegano ti discriminano e ti demonizzano. Ti viene imposto mediaticamente l’immagine orrenda dei tuoi crimini e poi ti viene imposto attraverso la pressione sociale di continuare a perpetrarli. Geniale no?
Ma il consumismo è sempre geniale, altrimenti non si sarebbe imposto come sistema dominante. Se ve ne fosse uno più geniale, avrebbe vinto lui la selezione.
Infatti non si è certo affidato solo ai bambini africani o al consumo di carne per sterminare i nostri neuroni spechio: ha anche dispositivi inevitabili. I bambini africani si possono evitare spengendo la televisione, la carne si può evitare di mangiare infischiandosene dell’essere offesi e derisi da una maggiornanza ignorante e gretta. Ma ci sono cose che non si possono evitare. Ad esempio la sedentarietà. Oggi si vive al computer per metà e per metà allo smartphone. I più attivi vanno in palestra al massimo. Dommage! Le ricerche di Rizzolatti dimostrano infatti che i neuroni specchio non si formano se non come conseguenza dell’apparato motorio, e nello specifico si formano in conseguenza alla sinergia motoria: movendoci insieme ci si capisce. Quindi se ci parliamo dal vivo ci capiamo X, se ci parliamo al telefono un po’ meno di X, in chat quasi per niente. C’è di più: se io sto sempre seduto disalleno il mio corpo al movimento in genere e alla sinergia motoria in particolare. Un sistema motorio poco sviluppato abbassa la funzionalità dei neuroni specchio. Quindi meno ti muovi, meno sei empatico, più diventi freddo e menefreghista. E chiaramente la palestra non ti salva, perché il movimento per poter sviluppare neuroni specchio deve essere – appunto – fatto insieme.
Però alla fin fine non potremmo star bene senza neuroni specchio? Farcelo distruggere non potrebbe essere quasi una cura, un modo per smettere una buona volta di soffrire? Non sarà che il consumismo oltre che furbo è anche saggio e alla fin fine ci vuol bene? No. Inconveniente: i neuroni specchio sono quelli preposti anche all’apprendimento oltre che all’empatia, quindi questo esercito di persone fredde che stiamo diventando è anche un esercito di persone incapaci. Perciò se continuano così il livello tecnico, la capacità di fare cose della nostra società tenderà per la prima volta nella storia a decrescere invece che aumentare. Inoltre è dimostrato che l’autismo sia di fatto un deficit dei neuroni specchio. Una società di incapaci a dir bene, autistici se va male, non può essere il sogno di nessuno di noi.
Inoltre, tornando al discorso del movimento scarso o solitario che non sviluppa neuroni specchio, questa paralisi creata dalla società dei computers porta ovviamente al narcisismo e alla depressione: non capisco l’altro, quindi mi sento molto più differente da lui di quanto non sia in realtà e questo può sfociare o nel “io sono il migliore!” o nel “nessuno mi capisce!”. In entrambe i casi però, il dolore interiore è assicurato: il narcisista infatti, per quanto possa avere successo, non è mai più felice del depresso. Anzi, solitamente questo genere di narcisismo è solo una delle fasi della depressione consumistica. Quindi non solo una società di incapaci a rischio autismo, ma anche una società di narcisisti depressi.
Cosa possiamo fare per salvaguardare i nostri neuroni specchio? Innanzitutto capire cosa possiamo fare davvero per aiutare gli altri e farlo. Fare del bene agli altri ci aiuta a migliorare la salute dei nostri neuroni specchio: vedere il bene li soddisfa, sapere di esserne causa li soddisfa ancor di più. Fa sentire che non siamo del tutto impotenti. Poi bisogna anche fare un lavoro brutto ma indispensabile: capire su cosa non possiamo influire e, quello, evitare anche di guardarlo. Il bene che possiamo fare deve prendere tutta la nostra attenzione, quel che non possiamo fare non deve prendere nemmeno un attimo del nostro tempo perché non possiamo trarne che frustrazione.
Possiamo inoltre riscoprire le forme di vita insieme all’aperto: le passeggiate di gruppo, il Tai Chi, lo Yoga o anche il semplice corso di pugilato di gruppo. Basta muoversi insieme il più possibile. Muoversi insieme è importante come e quanto meditare. Non a caso i monaci di tutti i tempi hanno sempre avuto liturgie quando non addirittura “sport” di gruppo come appunto quelli appena nominati.
Trattiamo bene i nostri neuroni specchio. Sono la nostra unica fonte di sanità emotiva e logico-linguistica quindi se vengono trattati bene possono darci sia la salute personale che un mondo migliore. Se trattati male possono toglierci tutto. Tutto quel che vale. In ogni senso.
Ho scoperto il vostro movimento da poco e apprezzo molto il vostro lavoro e gli spunti di riflessione che date.
Faccio una domanda che non so se è già stata posta in articoli precedenti, nel caso mi scuso per la ripetizione.
Leggendo alcuni articoli precedenti sul consumismo come fenomeno sociale mi è sorta d’istinto una questione su: fenomeni sociali e scienze che essi producono.
Da ricercatore autonomo sto tentando di seguite un mio personale filo logico. E approfondisco i temi che più mi richiamano, Seguendo come Hansel e Gretel delle ipotetiche briciole di pane nel bosco. Briciole che individuo ogni volta che mi si accende la lampadina e sento che quella teoria o quel teorico mi ispirano. Nello stesso modo ho incontrato voi. per caso. Anche se non credo che il caso esista.
In pratica mi chiedo: può darsi che in ogni epoca, dominata da una struttura sociale economica di potere, siano nate al suo interno delle correnti culturali. Scientifiche. Sociologiche . Eccetera… che descrivevano “il mondo e la realtà ” in modi funzionali al sistema sociale in corso e non solo per una onesta tendenza alla scoperta?
La domanda è sorta in me in questo momento preciso della mia ricerca perché a volte vado a leggere pensieri di scienziati o filosofi o matematici o economisti o testi spirituali di altre epoche e noto una cosa.
La nostra epoca consumistica sembra che abbia come scopo il rendere tutto molto più complesso e fumoso.
In pratica la tendenza a frammentare le conoscenze e a educare le persone a conoscere solo un pezzo delle cose, credo nasca dalla necessità di avere persone che lavorano in team. E ognuno conosca a menadito il proprio piccolo settore. E non conosca quasi per nulla quello del vicino di scrivania.
Questo porta la mente a essere naturalmente portata a non avere più la necessità di cercare di vedere le cose con uno sguardo più ampio che comprenda il tutto. Cioè. So tutto del mio pezzo di competenza. Mi dimentico di osservare tutto il processo. Per cui non so come l’ingranaggio che io costruisco interagisce con gli altri accanto. Spesso non so nemmeno che macchinario nascerà dalla somma delle parti che io e altri costruiamo o mettiamo assieme.
Questa tendenza che osservo… incasina le cose.
Rende molto difficile avere un punto di vista ampio.
E spesso rende la ricerca pericolosa nel senso che se voglio avere un punto di vista più ampio possibile su in qualsiasi fenomeno.. spesso mi ritrovo a ragionare solo su un pezzo di esso. Perché incontro libri o pensieri o conferenze di persone che leggono il mondo solo secondo quello che sanno del loro piccolo pezzo.
Tutto questo mi pare figlio dei nostri tempi. Che credo siano più complessi. E insegnino cose complesse e frammentate non solo perché oggi abbiamo tecnologie molto più elaborate di una volta.
Ma credo anche che questa complessità sia un Po “paraculismo”. Cioè sia una complessità fatta ad arte per tenerci buoni mentre giriamo attorno a argomenti volutamente ridondanti o volutamente mai chiari.
Un esempio ne è la complessità a volte portata dell’assurdo delle leggi che ci governano.
Molti avvocati e giuristi lamentano la complessità a volte assurda delle leggi italiane che spesso sono o incomprensibili. O sono poco chiare e quindi interpretabili in sensi a volte opposti. Oppure sono inutili o …
Insomma.
Può essere che il consumismo abbia come radice del sapere una complessità che ci porta a sbloccare di cervello?
Detto in parole povere .
Grazie di tutto.
Lucio Assanta.
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La frammentazione dei saperi per dire la verità nasce prima del consumismo, credo. Già con il capitalismo e il comunismo, e già forse in certe teocrazie. Ma sicuramente il consumismo ci va a nozze. Aggiungo: di ogni epoca quello che studiamo sono gli intellettuali di regime o al massimo quelli che sono stato riportati a galla da un regime successivo. Conoscere chi è davvero andato contro è molto difficile. Quindi la storia, anche nel mondo della scienza e della cultura, la fa chi vince…
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Grazie continuerò a seguirci con interesse. Magari se fate qualcosa in Toscana a parte nelle scuole, vengo a vedervi. Visto che sto a Lucca..
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Noi facciamo quasi tutto in Toscana. Dall’11 al 16 giugno c’è il FilosoFestival ( FilosoFestival.com ) e poi la vacanza filosofica a Palazzolo sul Senio dal 22 al 26 agosto (se ti interessa scrivici in privato).
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