Questo libretto di Umberto Eco sembra, dal titolo e dalla quarta di copertina, semplicemente geniale. Di fatto, nella prima parte, lo è. Purtroppo vi è anche una seconda parte che sfocia nella paranioia.
Nella prima parte si individua l’idea dell’ur-fascismo (Ur- in tedesco viene utilizzato per indicare tutto ciò che è primordiale, primitivo): se il fascismo viene usato come paradigma del totalitarismo non è perché abbia delle caratteristiche ben definite ma proprio per la ragione contraria. Essendo un concetto vago, un regime che non ha avuto una filosofia compatta e strutturata ma dei precetti multiformi e spesso addirittura in contraddizione, è facile utilizzare “fascismo” per definire qualsiasi regime o quasi. Eco fa l’esempio di quattro gruppi ideologici: ABC, BCD, CDE e DEF. Se il primo è il fescismo storico in sendo proprio, si possono in un certo senso definire “fascismo” anche il secondo ed il terzo gruppo ideologico dal momento che hanno in comune due idee su tre con la struttura originaria, anche se il secondo ed il terzo gruppo non coincidono né con il fascismo vero e proprio e differiscono anche tra di loro per uno dei loro tre principi fondativi. Si può arrivare anche a definire “fascismo” il quarto gruppo ideologico, che non ha di fatto niente in comune con il primigenio fascismo vero e proprio ma ha nel suo nucleo una delle idee di uno dei gruppi che abbiamo accettato come “fascista”.
Eco ha sicuramente ragione quando ci dice che dobbiamo stare attenti a come si presenta il fascismo e che non avremo mai la fortuna di trovarci davanti una forza che dichiari apertamente di voler ricostituire il fascio oppure riaprire i campi di concentramento. Ha anche sicuramente ragione nell’individuare nel neonato comsumismo (è un libro del 1995), che con i talk-show e con la televisione in genere impone una neo-lingua semplificata che mira alla distruzione del pensiero.
Il problema del libretto (50 pagine) è l’individuazione di ben 14 “regole dell’ur-fascismo” che sarebbero una fantastica disaminadell’argomento e un ottimo filtro ottico per l’analisi sociologica SE… se non fosse che Eco pretende di potere individuare una forma di fascismo ovunque si presenti anche UNA sola di queste “regole”. Il problema è che sono talemnte dettagliate e vaghe, che così facendo, un’applicazione sociologica di questo schema trasformerebbe l’analisi dei gruppi politici in una vera e propria caccia alle streghe, un delirio paranoico come in effetti ogggi è. Tutto e tutti possono essere considerati fascisti, stando ad Eco, e così vengono in mente le parole di Erasmo che diceva al Papa: “Santità, state attento a far troppo grande la porta dell’inferno, ch poi vi passano troppe anime…”.
Credo che dovremmo evitare facili categorizzazioni e, per analizzare il presente, tener per buono che
1 – oggi il fascismo del ventennio può tornare al massimo al cinema ed ogni personaggio che dica il contrario non è che un bambino in costume che fa parte di una minoranza, forse pericolosa, ma macrosocialmente irrilevante.
2 – oggi esiste una forte tendenza verso il totalitarismo. Bisogna stare in guardia verso ogni tendenza alla diminuzione del potere di decisione ed azione dei singoli individui perché il fascismo può tornare e sta tornando – e non solo in Italia – ma con nuove liturgie, nuovi nomi, nuovi slogan e nuove idee. Perché la sua forza sta nell’avere aspetti multiformi ma strutture fondamentali inamovibili e forti ben piantate in ognuna cultura nazionale se non addirittura, forse, nell’animo umano.