Un articolo duro, complicato, ma indispensabile.
Chi, come me, ha sostenuto Greta Thunberg fin dall’inizio, ha dovuto rispondere spesso diverse critiche: dicevano che fosse solo una bambina e che non avesse l’età per dire certe cose, che avrebbe dovuto lasciar fare ai grandi e agli esperti. Questa era una critica facile a cui rispondere: gli esperti parlavano ormai dagli anni ’70 e nessuno li aveva ascoltati, quindi inevitabilmente CI VOLEVA qualcos’altro, qualcun’ altro, un simbolo. E, ragazzina o no, Greta funzionava. E siccome quello che lei diceva ANDAVA FATTO, chiunque lo dicesse, andava bene. Se poi funzionava sulla popolazione, ancora meglio.
Allo stesso modo si poteva rispondere alla critica secondo cui era malata, manipolata. Bene, rispondevamo, sarà anche malata – anche lei lo ha sempre ammesso – e sarà sicuramente manipolata, ma quello che diceva era giusto e questo era l’importante.
Ho letto il suo libro, scritto quasi completamente dalla madre, e l’ho recensito in una lezione, diventata poi un video, questo libro nella sua interezza, per ché anche chi non aveva il tempo di leggerlo potesse conoscerlo, perché mi pareva importante, cruciale addirittura.
Ma la critica più strisciante, che poi ha finito per colpirci in pieno viso, senza nessuna possibile difesa, è che fosse un modo per rimettere in gioco i valori di quella terribile sinistra iniziata con la seconda parte del mandato di Obama, una sinistra che è in realtà molto di destra, totalitaria, quella che Pasolini avrebbe chiamato “il fascismo peggiore, il fascismo globale, quello dei mercati”. Questa “sinistra”, che è in realtà un movimento totalitario e per nulla “di destra” o “di sinistra” nella vecchia accezione, completamente nuovo e spaventoso, un mostro mangia uomini, mangia culture, mangia popoli. Un movimento di pensiero che sostiene di non avere alcuna idea ma che le sue idee siano “semplice ragionevolezza” e che chiunque non la pensi come lui non vada degnato nemmeno dell’ascolto, del dialogo. Peccato che noi hyronisti, di mestiere, difendiamo il dialogo. Per quello difendevamo Greta, perché senza sopravvivenza della specie umana non ci può certo essere dialogo, pensiero, filosofia, niente.
Noi dicevamo che Greta, non solo noi hyonisti ma tutti noi sostenitori di Greta della prima ora, ecco noi dicevamo che non era vero, che Greta – come diceva CHIARISSIMAMENTE nel suo libro – voleva solo portare l’attenzione sul rischio del collasso climatico. E che, questo, era un argomento sacrosanto e scevro da ogni ideologia. Meglio: era – ed è – un argomento che sta bene con ogni ideologia. La nostra, il comunismo, il fascismo, il globalismo, tutte, perché non esistono ideologie che vogliano l’estinzione del genere umano. Le ideologie infatti nascono tutte per organizzare il genere umano in un modo o in un altro. Se il genere umano si estinguesse, infatti, non resterebbe alcun genere umano da organizzare. Così ogni ideologia vuole la sopravvivenza degli umani allo stesso modo in cui tutte le forme di scultura vogliono il loro materiale da scolpire, tutte le forme di pittura gli strumenti per dipingere e così via.
Poi però… poi però…
Però purtroppo quest’estate Greta ha appoggiato il movimento per i diritti degli omosessuali. Giusto, direte. Sì, in teoria giusto, ma nelle conseguenze una vera catastrofe. Improvvisamente tutte le pagine di F4F (l’organizzazione da lei ispirata) avevano una bandiera multicolore sul proprio simbolo. Non si è trattato quindi di un cavillo, di una noticella a margine, no, si è trattato di una vera e propria prova generale: si voleva testare se il movimento pro-Greta poteva sopportare un’iniezione di ideali completamente differenti e fuori tema. Purtroppo ha funzionato. Molti sono rimasti in linea, hanno approvato e sostenuto il nuovo “comando”. Questo, però, per noi hyronisti e per tutti coloro che l’avevano appoggiata fino ad ora, è stata una pugnalata. Non tanto perché crediamo o meno nel bisogno di una lotta per i diritti degli omosessuali. Il problema è che, questo, è un pessimo segnale. Innanzitutto la domanda bruciante è: se Greta sosteneva che dobbiamo tutti unirci per salvare il pianeta dal riscaldamento globale, perché avanzare una richiesta in favore di una minoranza? Secondo Gay.it, infatti, il paese con la percentuale di gay maggiore sono gli Stati Uniti, e ne hanno solo il 4%. Il numero di coloro che invece rifiutano l’omosessualità è spaventoso, secondo il Post parliamo di quai il 40% del mondo. Allora, se dobbiamo essere tutti uniti, che senso ha cercare l’appoggio di un 4% rischiando il perdere un sonoro 40%?
Una mossa politica così stupida non può essere un errore, ci vuole un progetto dietro, un motivo. Rappresenta tutto quello che temevamo e cioè che Greta non è un simbolo di tutti coloro che vogliono la sopravvivenza dell’umanità, ma solo di quelli che sostengono la nuova finta sinistra, il fascismo dei mercati. La bandiera multicolore, infatti, trasformata da simbolo della pace a simbolo dei diritti omosessuali, è proprio uno dei simboli del globalismo.
Uno dei metodi che il globalismo vuole adottare per far sopravvivere l’umanità, infatti, è ridurla. Come? In tanti modi. Fra questi modi c’è il genderismo: lavorare a livello epigenetico per massimizzare il quantitativo di omosessuali possibile. Noi hyronisti, invece, e la gran parte del movimento vegano, e un sacco di altre persone con un minimo di amore per l’umanità, vorremmo essere di più e non di meno. Vorremmo che l’umanità si espandesse, imparando a consumare meno, non che si contraesse continuando nella sua folle corsa verso l’aumento dei consumi. E quindi vorremmo che i gay fossero tenuti di conto, non certo discriminati, accettati e inclusi, ma non prodotti attraverso un fenomeno di manipolazione epigenetica di massa. Ma approfondirò questo argomento, magari, in un successivo articolo.
Il problema è che ormai la maschera è gettata, e Greta è sgretolata. Non si tratta di un simbolo bello e lucente che parla di sopravvivenza della specie umana e di riduzione dei consumi. No. Si tratta, come ci dicevano i critici di destra (la destra storica, polverosa, odiosa, ma che a volte ha ragione anche lei, per la legge dei grandi numeri), di una bambina usata come grimaldello per portare le prossime elezioni verso figure spaventose come l’americana Ocasio Cortez, che sostiene la riduzione delle nascite per salvare il clima. Una posizione che non può essere sostenuta da nessuno che ami l’umanità. E noi amiamo l’umanità. Quindi la vogliamo più consapevole e meno consumista, non certo meno numerosa. Si tratta di umani da educare, non di un gregge da sfoltire perché bruca troppo!
Con Greta sgretolata a chi guardare? Il movimento per la decrescita ha tanti eroi molto più luminosi, soprattutto nel mondo vegano: Simone Scampoli, ad esempio, supereroe di the Save Movement Europa che sta combattendo a Londra insieme a Animal Rebellion. Non vi piace maschio? Allora guardate a Valeria Turino, coordinatrice nazionale di Anonymous for the Voiceless, che lavora per la dignità degli esseri umani e la fine della sofferenza animale. Troppo adulta? Prendete le Vegan Sisters for a Kinder World, due ragazzine vegane e anticonsumiste che viaggiano in giro per il mondo in camper con i genitori facendo attivismo e raccontando la loro esperienza.
Di base il principio è sempre lo stesso: se è troppo famoso vuol dire che ci sono dietro grandi interessi di mercato. Se è troppo famoso, è quindi venduto, o comprato, come preferite.