LA FINE DEL SOGNO

IMG_4313La vera ragione per cui gli immigrati piacciono tanto al potere centrale, è che il sogno è finito. Il consumismo promette una crescita economica ed una promozione sociale infinite, ma infinite non sono. Promette che se tutti lavoreranno duro tutti avranno un posto di pari dignità nel mondo, ma non può mantenere questa promessa così bella ma anche così eccessiva.
Allora c’è bisogno di creare un ricircolo di genti e livelli sociali continuo, fare in modo che tutti siano sempre in corsa verso la felicità ma che – Dio ci salvi! – nessuno la raggiunga, devono sempre essere trovate nuove scuse per giustificare il fatto che chi è a un passo dalla felicità ricaschi sempre rovinosamente indietro nel suo percorso, non per forza fino all’ultimo gradino, ma sempre indietro almeno di qualche gradino.
Al potere centrale non piacciono gli immigrati ma l’immigrazione, in realtà. Non gli piacciono i migranti come persone. Altrimenti prima di garantire il loro diritto a fuggire da paesi in guerra difenderebbero un loro diritto ben più sacro, quello di NON AVER BISOGNO di fuggire, quello di NON AVERE una patria in guerra da cui fuggire.
Ma no, al potere centrale piace bombardare bene altri paesi in modo che i cittadini di quei paesi fuggano e vengano a fare i sudditi da noi, perché è chiaro che chi fugge accetta ogni condizione di lavoro, mica come i giovani italiani che vengono (non tutti ma molti) da decenni e generazioni di lotte sindacali.
E così i nostri giovani devono fuggire in altri paesi ancora, altri paesi in cui faranno a loro volta gli schiavi perché comunque saranno pagati più che qui dove gente che “è stata immigrata” a forza lavora per la metà della paga di cui avrebbe bisogno un giovane italiano per farsi una famiglia non dico decente, ma che arriva a fine mese senza il terrore che se si rompe la macchina non potranno pagare le rate dell’apparecchio dei denti del figlio minore.
E intanto ci dicono che dobbiamo essere “accoglienti”, ci fanno ricatti morali e ci fanno sentire sporchi se ogni tanto ci lamentiamo del fatto che non ci sentiamo più a casa nostra quando per le strade delle nostre città ci sono facce di altri colori e gente che parla lingue che non conosciamo e che ha tradizioni diverse da noi e che quindi si comporta in modo molto diverso dal nostro, spesso collidendo anche brutalmente con noi.
Ci dice infatti l’ISTAT che “se nel 1990 gli stranieri erano pari al 2,5% degli imputati, nel 2009 gli stranieri rappresentano il 24% del totale degli imputati”. Ma gli stranieri sono il 50% della popolazione? Magari! In caso quel sarebbe ottimo che commettessero solo il 24%! Purtroppo invece “al 1° gennaio 2016 […] gli stranieri sono 5 milioni 54 mila e rappresentano l’8,3% della popolazione totale” ci dice ancora l’ISTAT. Solo l’8,3%! E sono il 24% degli imputati nei processi!
Ma no, non si può dire che ci sono evidenti problemi di comunicazione tra migranti e italiani, sennò si è “razzisiti”, “xenofobi”, “intolleranti” e via dicendo. Il che è particolarmente buffo visto che lo stesso ricatto ci viene fatto al contrario appena usciamo dal nostro paese: l’ideologia dominante in Italia vuole che l’Italiano all’estero si adatti e in patria accetti ogni cultura diversa. Insomma: per essere ben educati bisogna lasciarci educatamente spazzare via dalla faccia della terra come cultura e come popolo.
Ma ce l’hanno con gli italiani? Il potere centrale ce l’ha forse con gli italiani nello specifico? No, tranquilli. Ce l’ha con tutti i popoli, e con tutte le persone. Il potere centrale mira semplicemente alla spersonalizzazione, a creare individui anonimi, tutti uguali, che dipendano da lui, solo da lui e nient’altro che da lui.
E così accade che i nostri politici  – i politici di tutti i paesi di tutto il mondo o quasi – facciano meravigliosi discorsi di pace ed unità che in realtà nascondono se non intenti quando meno rischi davvero spaventosi. E sarebbe tanto bello ascoltarli. Davvero: è meraviglioso sentirsi tutti fratelli e partecipi di una grande famiglia, ma già solo guardando il come e intuendo il perché di come questo viene detto e ripetuto dalla mattina alla sera, io sento puzza di bruciato. Sento puzza di dumping salariale, di ricchi ancora più ricchi e poveri ancora più poveri.
I nostri nonni non scappavano durante la guerra, andavano in montagna a resistere. Perché dovremmo difendere chi fugge invece di combattere? Ospitalità? Ben venga. Tolleranza e integrazione? Pure meglio. Ma i miei fratelli sono quelli che restano a combattere, chi scappa per farsi una vita tranquilla fregandosene dei problemi a casa non è mio fratello e non lo sarà mai, nemmeno se lo fosse biologicamente.
Uno dei miei soliti giudizi troppo duri. Lo so. Ma è a forza di essere troppo morbidi che stiamo lasciando sempre vincere i peggiori e spadroneggiare vigliaccheria e profitto. Io sono fratello di tutti quelli che restano a combattere. Di chi resta a Gaza‬, a ‪‎Kobane‬, di chi non si arrende.
E quando muore un bambino sulla spiaggia è inutile che le televisioni e i giornali puntino il dito contro quelli che dicono i migranti non dovrebbero venire. La realtà è che se chi vuole il dumping salariale non avesse bombardato il suo paese qual bambino sarebbe cresciuto a casa sua e non sarebbe mai andato a morire in mare.
Non è chi è contrario alle migrazioni che uccide, ma chi è a favore. E non è chi è contrario alle migrazioni che è il nemico dei migranti, ma proprio quelli che li vogliono far migrare.
È una semplice questione di logica.
E di umanità.
L’avete mai visto voi che l’amico dell’orso polare è quello che lo va a prendere a casa sua e lo porta qui da noi a morire di caldo?

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