COME SI FA UNA GUERRA

Senza titoloNon tutti sanno come si fa una guerra, e allora ve lo spiego io. Non perché sono bravo. Non perché ho scoperto un manoscritto segreto sotto una tomba etrusca. Ve lo spiego perché ho studiato. E questa è una delle cose più facili e semplici che ci siano.
Innanzitutto iniziamo da una nozione base: se aveste il sufficiente potere fisico o di garanza potreste farvi anche voi una bella guerricciola in casa, o fuori casa, come vi pare. In pochissimo tempo o comunque con poco sforzo.
Il potere di garanza è quel potere grazie al quale la maggior parte delle persone vi accettano come garanti di ciò che è giusto e ciò che non lo è. In teocrazia il potere di garanza lo detengono i sacerdoti considerati “del vero dio”, in democrazia lo detiene chi ha il potere di stampare la moneta considerata “valida”.

Ma veniamo alle istruzioni per creare una guerra. Se avete il potere fisico per farla – se siete i più forti insomma – è molto facile: la scatenate. Punto.
Oggi però, purtroppo per il potere centrale, il potere fisico non ce lo ha più nessuno o quasi: siamo miliardi nel mondo e se ci rivoltassimo contro i nostri eserciti e le nostre polizie le travolgeremmo. Ma non temete, i popoli, se non sono vincibili, sono però governabili. Quindi – se volete farvi la vostra guerra – non demoralizzatevi e seguite questo semplice schemino:

Innanzitutto procuratevi il potere di garanza. Non so dirvi come, infatti non ce l’ho. Spiacente. Però sicuramente ci sono dei fattori che aiutano come il richiamo alla tradizione il comportarsi in modo distaccato e differente da quello degli altri ma senza diventarne il buffone ecc. ecc.

Una volta ottenuto il potere di garanza ci sono due strade: o avete influenza su di un gruppo sociale potente e florido oppure su di uno debole. Se il vostro gruppo sociale è forte e florido seguite pure la procedura 1, altrimenti dovrete ricorrere alla 2.

1a – Create dei tabù. Convincete il gruppo sociale di coloro su cui avete influenza che ci sono delle cose toccando le quali si infrangono i principi stessi di ciò che è buono e giusto. Qualche tempio, qualche pietra sacra andranno bene se avete influenza su di un gruppo “primitivo”, ma se avete la fortuna di avere influenza su di un popolo “avanzato” (ovvero addomesticato) questi potranno accettare come tabù anche concetti astratti e completamente svincolati dalla realtà fisica.
1b – Spezzate il tabù. Convincete il gruppo sociale di coloro su cui avete influenza che un altro gruppo sociale ha infranto in maniera orribile il tabù, e il gioco è fatto: avrete convinto il vostro gruppo sociale a scendere in guerra e tanti saluti.

Purtroppo se il gruppo sociale su cui avete influenza è debole non gli basterà una cosa così teorica per scendere in guerra, ci vorrà la procedura 2.

2a – Create terrore. Convincete il gruppo sociale di coloro su cui avete influenza che un altro gruppo sociale è pericoloso e può seriamente danneggiarli. Paventate rischi per i più deboli: donne, bambini, vecchi, magari malati. Fa sempre effetto.
2b – Create un attacco. Convincete il gruppo sociale di coloro su cui avete influenza che l’altro gruppo sociale – già considerato pericoloso, li ha anche attaccati veramente colpendo in modo orribile la popolazione. Come fare se l’altro gurppo non si decide ad attaccare? Ma niente di più facile, ci sono le  false flags, da sempre le migliori amiche di chi vuole scatenare una guerra. Fate un attentato, un bombardamento, una carneficina e datene la colpa al gruppo sociale contro cui volete far scagliare il gruppo sociale sul quale avete influenza. E il gioco è fatto. Buon divertimento.

Bene. Ora sapete come si fa una guerra. Non perché, il perché varia di colta in volta. Ma il come non cambia mai, è sempre questo. E ora lo sapete. Così almeno la prossima volta che vedrete un TG non vi infinocchieranno.
Oppure vi farete assumere nei servizi segreti per infinocchiare i telespettatori. Chissà. Ma in questo secondo caso occhio: chi fa le guerre, quando diventare scomodi, ha un bruttissimo modo di licenziare i suoi dipendenti.

Guido G. Gattai

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