Forse nella storia le cose sono andate anche diversamente. Ma io credo che oggi, nel mondo occidentale e da diversi decenni la struttura di base utilizzata sia proprio questa. Poi, si sa, ogni cuoco usa gli ingredienti in modo differente. Sicuramente la destra era la libertà per i polacchi occupati dai comunisti e la sinistra era la speranza durante gli anni bui delle dittature sudamericane. Ma da noi, da un bel po’ di tempo, le cose vanno diversamente. Perché noi abbiamo il consumismo, a gestire il potere centrale. E il consumismo, si sa, è il più furbo dei sistemi sociali.
Destra, sinistra e centro non sono che strumenti del consumismo, e quindi del suo padrone: il potere centrale. Come funzionano? La sinistra serve per spostare il popolo nella direzione desiderata. Ormai sono anni che guardo la scena politica e mi viene difficile non vedere questo dato banale e lampante. La liberazione sessuale del ’68 serviva a preparare la frustrazione erotica televisiva degli anni ’80 e il totale annichilimento sessuale attraverso il porno di oggi, ad esempio. Le battaglie per la libertà di far uso di doghe servivano per spappolare i cervelli potenzialmente sovversivi. A cosa servono le battaglie pro-gay e pro-migranti di oggi lo vedremo in futuro ma non è difficile intravederlo: i migranti servono per abbattere il costo del lavoro e togliere diritti ai lavoratori di tutto il mondo. Se tutti emigrano ed immigrano muore la storia di ogni paese e muoiono i diritti conquistati perché nessuno se li ricorda e tutti hanno “problemi più urgenti” a cui pensare: devono mangiare, altro che rivendicare diritti! Questo è il lavoratore che piace al consumismo: quello che deve “mangiare, altro che rivendicare diritti!”
Un fuori tema interessante: l’idea dei “problemi più urgenti” è da sempre (da ben prima del consumismo) uno degli strumenti più tipici del potere centrale per fare ignorare i problemi grandi e seri e lanciare il genere umano verso la propria auto-distruzione. Ma, si sa, il potere centrale non è inteligente. È, anzi, molto stupido. Il suo carburante di base è la paura. E chi prende energia dalla paura tutto è tranne che vispo.
Ma se la sinistra è questo… la destra è forse la salvezza? Assolutamente no. Anzi. La destra è il can pastore, ma uno strano “can pastore inverso” potremmo dire. Cioè un can pastore che invece di abbaiare alle pecore per far loro fare quello che devono, abbaia loro nella direzione opposta: abbaia contro le pecore per far credere loro di stare agendo di propria volontà. Eh sì, perché non c’è cosa migliore perché un popolo creda di agire nel proprio interesse che dargli una feroce opposizione. Cosa di meglio che rendere illegale la marijuana per far sì che chi ha voglia di ribellarsi al sistema ne faccia largo uso danneggiando i propri neuroni e sabotando così da solo ogni speranza di riuscire a ribellarsi? Cosa di meglio che osteggiare fintamente (ma anche con qualche morto e molti feriti, per dare più credibilità alla scena complessiva) qualunque voglia di cambiamento nella direzione da noi desiderata? Funziona così: la grande cultura ufficiale lancia un’idea. Questa idea viene fatta diventare virale dai films, dai videogiochi e dalle iniziative lanciate dai grandi social newtworks. Poi, quando il popolo inizia a chiedere a gran voce quello che i media main-stream gli hanno imposto di desiderare, arriva la destra a fare un’opposizione di ferro. Perché esattamente come il sesso è più piccante quando “il babbo non vuole” altrettanto dicasi per le riforme sociali. Imporle non funziona, proporle è d’obbligo ma non convince fino in fondo. Quello che convince fino in fondo è proporle e poi dar loro una violenta opposizione che faccia in modo che il popolo le senta sue. Sue idee. Idee libere, spontanee, indipendenti… identitarie.
Proibire per promuovere.
Funziona sempre.
Chiediti sempre, quando voi fare una cosa proibita: mi piacerebbe anche se fosse permessa?
Nota indispensabile: parlo della destra, non della polizia. La polizia ovviamente è pagata per fare il can da pastore ordinario: spezzare i garretti a chi va nella direzione “sbagliata”. Ma sarebbe un altro discorso, troppo lungo per affrontarlo in due parole.
E il centro? Il centro serve quando la situazione va benissimo com’è e il potere non ha alcun bisogno di modificarla. Questo, non a caso, accade solo per brevissimi periodi. Solitamente periodi in cui c’è già stato un mostruoso cambiamento che il popolo deve “finire di mandar giù”. Un dopo-guerra è il momento ideale. Una guerra permette di velocizzare mostruosamente una gran quantità di cambiamenti. Come faceva notare Guy Debord, prima della II guerra mondiale e dopo la II guerra mondiale, era cambiato semplicemente tutto. Addirittura la ricetta del pane non era la stessa. Il cibo era stato completamente industrializzato, diventando quell’insieme di componenti letali che oggi ingeriamo indifferenti e che ci spediscono tanto presto tra le braccia dell’industria farmaceutica. Perché se è vero che la vita media è aumentata, la vita media in salute è scesa di circa 20 anni. In un momento del genere, post-traumatico come non mai, bisogna che una forza politica parli di stasi per un breve periodo in modo che la popolazione assorba bene gli enormi cambiamenti avvenuti.
Poi la marcia ricomincia.
Non a caso il centro ormai non esiste più in quasi nessuna parte d’Europa. Perché la marcia è ricominciata. E il potere centrale, per sua stessa struttura, non può che puntare dritto verso una sola direzione: estinguere l’umanità. Chi ha paura infatti corre, corre e corre fino ad uccidersi. Chi non ha paura resta fermo e combatte. A volte perde e muore, ma non sempre. Chi fugge prima o dopo trova sempre un muro o un precipizio.
Ma vale la pena ricordare di cosa parliamo di preciso. Il potere centrale è uno dei due meccanismi fondamentali della natura umana: quello per cui io debole cerco te forte per farmi proteggere e tu forte cerchi me debole per farti servire.
In prima istanza può sembrare una buona idea, ma come abbiamo detto ha il difetto di essere un meccanismo alimentato dalla paura. I meccanismi fondamentali sono solo due perché solo due sono le pulsioni umane di base. Il potere centrale trae forza dalla paura (paura di essere aggrediti, restare senza cibo… ) e al suo opposto la convivialità trae forza dalla spinta sociale. Cioè: io (non in quanto forte o debole ma in quanto essere umano) cerco te (non in quanto forte o debole ma in quanto essere umano) e tu (non in quanto forte o debole ma in quanto essere umano) cerchi me (non in quanto forte o debole ma in quanto essere umano) perché abbiamo bisogno di parlare, di condividere, di contatto umano.
Nessuno dei due meccanismi può essere mai eliminato perché i loro due carburanti (paura e spinta sociale) sono inesauribili. Il problema è che una società conviviale viene quasi sempre spazzata via da una società dominata dal potere centrale. Perché il potere centrale essendo alimentato dalla paura si organizza fin da subito contro possibili attacchi e per possibili guerre, e tende a colpire sempre per primo qualsiasi cosa non sia sotto il suo dominio perché la legge della paura è “meglio aver paura che buscarne”.
Dico che questo è il problema perché andrebbe tutto bene se, dopo la sua vittoria schiacciante su ogni sistema sociale conviviale, il potere centrale desse all’umanità la felicità, o anche solo la contentezza, o anche solo la sopravvivenza. Purtroppo non funziona così. Terminati i nemici esterni esso si rivolge verso ogni potenziale nemico interno. Prima iniziano razzismo e sessismo. Poi anche quelli spariscono. Ma non è un bene. Non spariscono perché si smette di sospettare di chi ha pelle o sesso diverso, no. Spariscono perché si inizia a sospettare di ogni singolo individuo. Ognuno diventa un potenziale nemico sociale da tenere sotto stretto controllo. Dal più ricco al più povero, dal più ignorante al più ricco, dal più chiaro al più scuro, dal più attraente al meno attraente e via e via…
E il potere centrale non si ferma qui.
Se si fermasse qui sarebbe sgradevole, forse mostruoso, ma non sarebbe quello che definirei senza timore il vero “diavolo filosofico”. Cioè quel diavolo che potete vedere con i vostri occhi, di cui potete misurare i danni che fa, che non ha bisogno di alcuna fede per essere visto: lo si vede benissimo usando l’occhio della ragione ed essendo in grado di analizzare e classificare i dati in nostro possesso. Insomma quel diavolo che è evidente a chiunque abbia vissuto e studiato.
Il potere centrale è il “diavolo filosofico” perché punta alla nostra estinzione, in modo lento e doloroso. Vuole ucciderci tutti, e nel modo più orrendo pensabile. E ci sta riuscendo magistralmente. Inquinamento atmosferico, avvelenamento dei cibi e delle acque, bevande cancerogene, effetti devastanti degli esperimenti nucleari, radioattività più in genere e via e via e via…
Ma cosa se ne fa? Perché fa questo?
Semplice: nel momento stesso in cui si inizia a pensare in base alla paura, poi non è facile arrestarci a un certo punto e mettersi buoni. Si ha sempre paura di essere superati da qualcun altro. Le industrie inquinano e delinquono perché temono che altrimenti altre industrie prenderanno il loro posto. E quindi è una gara a schiacciare l’altro e non una gara a far si che tutti sopravvivano, e magari addirittura vivano in armonia. Vivere in armonia… questo potrebbe accadere solo se vivessimo in una società conviviale. Ma le società conviviali le abbiamo spazzate via…
Per di più c’è un effetto composito della paura che aiuta il potere centrale ad accrescersi e che spinge l’umanità verso l’estinzione: la pigrizia. La pigrizia non è che una forma composita della paura, è infatti una delle tante “paure di…”, ma è la “paura di…” regina potremmo dire: è la paura di sprecare le proprie energie. La pigrizia ci dice che potremmo anche usarle meglio le nostre energie, in un secondo momento. La pigrizia ci dice che se proviamo a fare qualcosa potremmo fallire e rimanerci male, magari beccarci una brutta frustrazione… E la pigrizia è quindi quella che ci fa andare al discount sotto casa invece di coltivare o trovare una bottega di un contadino. Gli effetti sono devastati, si capisce: facendo questo piccolo gesto avveleniamo il mondo, sfruttiamo del lavoro sottopagato e – dulcis in fundo – introduciamo nel nostro corpo quantità industriali (letteralmente industriali!) di agenti tossici di ogni genere.
Spesso la pigrizia funziona anche semplicemente per accettazione sociale: è chiaro che ci vuole più energia per fumare che per non fumare. Ma se frequentiamo una compagnia di persone che fumano ci vuole molta più energia per non fumare che per fumare. E se poi ci mettiamo i grandi attori che fumano in 3D nei cinema di tutto il mondo il gioco è fatto. Quello del fumo è uno dei casi più incredibili di acquiescenza sociale. La società, nel caso del fumo, accetta di danneggiarsi pesantemente facendo una cosa dal sapore inizialmente orribile solo perché “lo fanno tutti”. È pazzesco! Tutti lo fanno SOLO perché lo fanno tutti. Nessuno ne trae alcun piacere, se non successivamente, in un secondo momento, e solo a causa della dipendenza che si è procurato da solo! E per di più, anche qui entra in gioco il meccanismo del “proibire per promuovere”: se non ci fosse tutta questa campagna anti-fumo io sono convinto che fumerebbero molte meno persone. E ancora: se io pagassi qualcuno per fumare sarei considerato un criminale. Non si può pagare qualcuno per farsi del male. E non gli si può neppure far male sena scambio di denaro. Invece, incredibilmente, ci si può FAR PAGARE per danneggiare qualcuno, e questo va bene. È accettato. Un dirigente di una grande industria del tabacco può avere moglie e figli, una casa con piscina e un SUV, ricevere gli amici il sabato sera e andare a teatro uccidendo gran quantità di persone dal mattino alla sera, là dove un qualsiasi assassino che uccida una sola persona se ne sta in gabbia per decine di anni o magari a vita. Ah… la magia del consumismo!
In conclusione: non siate “di” destra, “di” sinistra” o “di” centro. Pensate. Pensiamo, riflettiamo. Ogni sistema di pensiero ha sempre qualcosa di buono. Non si deve buttare via niente “in blocco”. Bisogna, però vagliare tutto. Le domande da porsi sempre sono “mi piace davvero quest’idea?”, “se credo X devo per forza credere anche Y?”. Potrebbe darsi che siate favorevoli agli immigrati ma contrari all’immigrazione, ad esempio. Nel senso che se un immigrato ha fame lo sfamate ma non votate per chi favorisce i movimenti migratori di massa. Potrebbe darsi che siate favorevoli alla legge, ma contrari alla sua applicazione miope. Per esempio potreste chiudere un occhio quando un ragazzo fa un murale abbellendo un palazzo di periferia costruito per essere brutto e deprimere chi ci abita. E questo non farebbe di voi dei criminali o dei favoreggiatori.
Essere esseri pensanti. Ecco cosa ci può salvare. Farsi sempre la più alta della domande “se faccio questo, quali saranno le conseguenze?”. E rispondersi in modo onesto e accurato, senza paura di essere disapprovati dalla società. E sapere perché non dobbiamo aver paura della disapprovazione della società? Perché una società sofferente che si sta suicidando è bene che ci disapprovi: se ci approva attesta solo che siamo dei ritardati. E per di più: che premi può darci una società del genere se non sofferenza… visto che ha solo quella? Magari sofferenza sempre più ingioiellata mano a mano che saliamo di livello. Ma altro non ha e altro non può dare. Nella disapprovazione sociale c’è la possibilità di fare qualcosa di bello e diverso, nell’approvazione solo la certezza di soffrire e contribuire all’accrescere delle sofferenza del mondo. Perché una società basata sul potere centrale accetta solo chi lavora attivamente per il potere centrale, e si può essere sempre più accettati lavorando sempre più nella direzione del potere centrale. Che la direzione che fa male al mondo intero e a noi stessi per primi.
La gioia, la contentezza, la felicità, risiedono solo in una società conviviale che dobbiamo iniziare a ricostruire. Subito.