CREATORI E RIPARATORI

Abbiamo già capito, a questo punto della storia, che il potere centrale ha affidato il destino dell’umanità al consumismo. Se il consumismo non verrà fermato estinguerà, per consunzione, tutti i beni di cui ha bisogno l’umanità per prosperare e poi annichilirà anche le condizioni ambientali di sopravvivenza dalla nostra specie.
La domanda che molti si fanno, a questo punto è : come salvarsi la buccia? Cosa fare? Come reagire? Le scuole sono principalmente due: o si cerca di riparare il sistema da dentro (la chiameremo “scuola dei riparatori”) oppure si cerca di creare un altro sistema, uscendo da quello principale (la chiameremo “scuola dei creatori”).

Le difficoltà sono:
PER I RIPARATORI: chi cerca di modificare il sistema consumistica dal suo interno viene visto come un virus e rigettato come tale, questo perché il sistema, in sé, non si considera per niente guasto. La maggior parte degli esseri umani vuole solo arrivare al giorno dopo, ha già troppa paura di quello senza alcun bisogno di cominciare a pensare anche a domani l’altro. E siccome il sistema è molto forte, quando vuole espellere qualcuno o qualcosa di solito ci riesce.
PER I CREATORI: è difficilissimo separarsi dal più grande sistema sociale che il pianeta abbia mai visto. Il consumismo è, letteralmente, ovunque. Si potrà, al massimo, creare qualche piccola “bolla di resistenza”, ma anche questo è molto difficile, perché prevede l’autarchia, e l’autarchia in un mondo interconnesso è tutt’altro che cosa facile.

Su come si possa cercare di riformare da dentro il sistema consumistico ne abbiamo già parlato abbonatemene qui e qui. Parleremo quindi – brevemente – dell’altra opzione: quella delle cosiddette bolle di resistenza. Va da sé che spesso chi lavora per migliorare il mondo lavora a metà fra le due vie: un po’ cerca di migliorare, un po’ cerca di creare. Ma soffermiamoci ora sulle bolle di resistenza vere e proprie, quelle che si staccano fortemente dal sistema globalizzato.
Le bolle di resistenza pare si stiano imponendo molto velocemente. Le bolle di resistenza sono delle piccole realtà chiuse al resto del mondo che si preparano al momento in cui il consumismo collasserà, momento che si avvicina sempre di più a causa dell’esaurimento delle risorse naturali e del riscaldamento globale che cambierà radicalmente gli equilibri geopolitici.
Ma ci sono due possibili tipi di bolle di resistenza: quelle mosse dalla paura e quelle mosse dall’amore, come in ogni cosa che il genere umano fa. Prendiamo due esempi per rendere tutto più chiaro: ci sono bolle che vivono di agricoltura biologica come la fattoria di Mondeggi Bene Comune vicino a Firenze e quelle sono realtà rette dall’amore. Non nel senso che ci siano pony rosa o piante di cioccolatini, ma nel senso che l’idea è quella di creare una realtà funzionante, solidale, sociale, che possa servire  da esempio e da cellula di sviluppo nel momento in cui la crisi farà cadere il consumismo. Chiameremo questo primo tipo di bolle di resistenza “bolle di resistenza sociale“.
Nel cuore di Bresalvia, invece, metropoli polacca in cui ho vissuto quattro anni, sorge il centro commerciale Sky Tower, grattacielo che comprende al suo interno anche il supermercato, i negozi, insomma, tutto. Questo secondo tipo di bolle di resistenza, si fa presto a capirlo, mira ad un mondo in cui non si uscirà mai dall’aria condizionata. Chi nascerà nel “palazzo giusto” vivrà una vita dorata e le popolazioni fuori dalla bolla, quelli che sono nati nel “palazzo sbagliato”, lavoreranno come bestie per ottenere un posto privilegiato in quello giusto oppure vivranno trent’anni se sono fortunati, a causa della continua esposizione a temperature più che africane, aria inquinata fino all’irrespirabile ecc… Chiameremo questo secondo tipo di bolle di resistenza “bolle di resistenza isolazioniste“.
Personalmente io lavoro da dentro il sistema, sono della scuola dei riparatori, e non ho mai partecipato né alla creazione né al sospingimento di una bolla di resistenza, ma va da sé che supporterei di più la creazione e proliferazione delle bolle di resistenza sociale piuttosto che quelle di resistenza isolazionista. Ad ogni modo vinceranno le prime. O prima o dopo. Non ci credete? Pensate anche voi che vincano sempre i cattivi? E invece vincono sempre i buoni. E ve lo faccio vedere.
Se il tipo di bolle di resistenza sociale vincerà per primo, ovviamente, verrà reso inutile creare delle bolle di resistenza isolazionista: se il mondo sfugge al riscaldamento globale e al consumismo sfrenato sarà inutile rintanarsi. Ma se questo non dovesse avvenire, se trionfasse la catastrofe, se le bolle di resistenza isolazioniste si imponessero come nel terrificante scenario del fumetto francese Dômes, la durata di questo residuo del consumismo non potrebbe che essere temporanea per il collasso che deriverebbe dal progressivo terminare anche delle ultime risorse per sostenere queste bolle iperconsumistiche.
Ma sicuramente, se i buoni vincessero prima, ci sarebbero meno morti e meno dolore frattempo. Speriamo bene. Lavoriamo bene.

Guido G. Gattai

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