A forza di giocare in difesa ci si stanca.
Molte volte ho criticato il consumismo ma solo qua e là sono spuntate fuori delle idee per combatterlo. Ho scritto diversi articoli su “come salvare il mondo” (1 e 2), è vero, ma non ho mai detto a quali valori di fondo bisogna richiamarsi, se non di sfuggita sull’articolo riguardante il senso della vita. Oggi voglio uscire dal guscio. Parliamo dei valori positivi, seguendo i quali si può risalire la china.
Innanzitutto una piccola premessa di metodo, per chiarire quello che avevo accennato nel precedente articolo sul valore.
Io credo che dovremmo riconquistare il valore a tre livelli: 1) dobbiamo riconquistare il valore come concetto, ovvero ci dobbiamo ricordare che esiste un valore in ogni cosa e che questo è molto diverso dal suo prezzo. 2) Dobbiamo riconquistare il valore come capacità di valutare quanto vale X e quanto vale Y, cioè dopo aver capito che esiste un valore al di fuori del denaro dobbiamo imparare ad usare questo nuovo/vecchio parametro riscoperto. 3) Dobbiamo riconquistare il valore come autopercezione: renderci conto che abbiamo un valore e non un prezzo, che il prezzo ci viene affibbiato a forza mentre col valore ci nasciamo e per quanto lo ignoriamo è sempre lì, perché è ciò che siamo. È questa la ragione per cui “valore” è anche sinonimo di coraggio: chi sa di valere, è coraggioso ed affronta la vita a testa alta, chi non affronta la vita a testa alta, senza coraggio, non ha, appunto, valore.
Detto questo passiamo a rispondere alla domanda: quali direttive, valori specifici, dobbiamo seguire? Premetto che è solo il primo articolo che dedico a tutto questo e che mi riprometto di approfondire meglio in futuro. Questa sarà solo una prima carrellata di massima.
1 – LA LEGGE DELLA LEVA. Seguendo l’idea della “legge della leva” di Lev Noklaevich Tolstoj (grande romanziere ma più grande saggista) un valore chiave è il lavoro. Lavoro, non schiavitù. Quindi il lavoro inteso come operazione di cui capiamo la funzione e questa funzione ci piace. Ad esempio il panettiere, o il meccanico, l’elettricista o lo scrittore. Sono lavori che hanno dei prodotti e positivi. Non lo schiavo di una multinazionale chiuso in un loculo prima della sua morte a bere caffè e mandare avanti un sistema che distrugge il mondo. Quello non da grandi soddisfazioni. Anzi distrugge chi lo fa. Infatti chi fa quest’ultimo mestiere spesso finisce in crisi.
2 – INSIEME. Seguendo le ricerche sui neuroni specchio di Giacomo Rizzolatti (articoli miei 1, 2 e di Eugenio Bianco 3), oggi il bisogno dell’altruismo è un fatto biologicamente inconfutabile e il vecchio paradigma dell’uomo come egoista si è sciolto come neve al sole. Quindi ci vuole socialità. Non attraverso uno schermo. Non con centomila persone. Vera socialità con un numero ridotto di esseri umani con cui si condivida a pieno la propria vita fisica, logica, spirituale ed emozionale. Nessuno di questi quattro elementi dovrebbe mancare per una soddisfazione piena. Dobbiamo avere sempre a portata di mano qualcuno a cui fare del bene e che ci faccia del bene. Dobbiamo allo stesso vivere servendo gli altri ed avere intorno persone che ci ricambiano perché, anche per essere altruisti, bisogna tener di conto noi stessi perché siamo l’unico strumento che abbiamo per far del bene agli altri.
3 – ATTENZIONE! COMPASSIONE! Leggendo “L’isola” di Aldous Leonard Huxley (l’autore del “Mondo Nuovo” per capirci) troviamo che nella sua isola utopica i pappagalli venivano addestrati a ripetere in continuazione le due doti filosofiche più importanti: attenzione e compassione. Se stai continuamente attento diventi controllato, abile e infine esperto, quindi forte, potente. Seguendo la compassione invece puoi ottenere gioia vera e profonda non solo perché così si evitano spiacevoli rischi di vendetta ma anche perché (cfr. Rizzolatti) gli esseri umani ottengono piacere soprattutto dal vedere gli altri intono a loro provare piacere. Ovviamente l’una non può che portare all’altra: chi è solo attento finisce per scoprire la compassione attraverso l’attenzione, chi ha molta compassione finisce per diventare attento perché capisce che senza attenzione non potrà aiutare gli altri.
4 – LUCE E ONORE! Non posso evitare di citare uno dei miei detti preferiti, “Lux et honor!”, che ho trovato genericamente attribuito all’ordine dei Cavalieri Templari ma non so ricondurre con certezza ad alcun testo preciso. Il suo significato è facile e aiuta gli esseri umani a star meglio da ogni punto di vista: spirituale, emotivo, logico e perfino fisico. “Luce” significa che la vita va giocata completamente a carte scoperte, senza menzogne, senza mezze frasi e senza non-detti. “Onore” significa che quel che si vede deve esser tutto fatto di cose di cui ci si possa sentir fieri. Ovviamente questo precetto non è facile da seguire e spesso bisogna farci qualche compromesso (es.: devo rovinare la sorpresa di compleanno a mio figlio per non mentire?) ma come linea direttiva è validissima. Tirando fuori quel che si ha dentro, portandolo alla luce, automaticamente finiamo per modificare quel che non ci piace, perché non vorremo certo mostrare al mondo cose di cui non andiamo fieri! Allo stesso modo rendendo onorevole quel che mostriamo piano piano ci diventerà sempre più evidentemente importante tirar fuori quel che non ci piace di noi e sbarazzarcene.
5 – FERMEZZA. Se ci si fissa troppo su un valore o su di un altro, si finiscono per creare tensioni e guerre. Si inizia ad odiare chi non rispetta questo o quello. Quindi bisogna essere fermi sui propri valori, non rigidi. Se io, ad esempio, non bevo alcool non devo per questo togliere l’amicizia a che ne beve, né smettere di sedermi a tavola con lui. Se mi offre da bere rifiuterò, sempre, ma con benevolenza. La fermezza è gentile, sorridente, disponibile, non scostante, cupa e ritrosa come la rigidità. La fermezza porta gli altri a venire gradualmente verso di noi e magari anche verso le nostre idee, la rigidità ci attira solo alleati facinorosi e respinge la maggior parte del mondo. La fermezza permette anche a noi di perdonarci per le piccole imperfezioni, là dove il rigido, una volta spezzata una sua convinzione per una piccolezza, cede completamente.
Per adesso fermo qui questa prima veloce rassegna, ripromettendomi, come dicevo sopra, di proseguire la lista ed approfondire i punti appena sfiorati. Potrebbe anche diventare un libro.
Vediamo.
Come gli alberi che, per produrre nuovi getti, devono affondare radici profonde nella terra, così anche le nostre comunità umane devono assorbire dalle proprie radici per protendersi verso un futuro più ampio e libero.
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